Poco dopo che un uomo gli ha tagliato la mano destra, Kline, il detective protagonista del nuovo romanzo di Brian Evenson, fa la lista della spesa con la sinistra. Mentre è a letto convalescente, pianifica il suo futuro: “Giocare una partita di golf con una sola mano. Acquistare un cassetto pieno di protesi per tutte le occasioni. Comprare dei sigari”. Gli ultimi giorni mescola umorismo e orrore. Kline è una sorta di detective fenomenologico, che indaga su un omicidio tra un’oscura setta di amputati. Potrebbe essere coinvolto un gruppo rivale di fanatici adoratori dell’apostolo Paolo e di Paul Wittgenstein, fratello di Ludwig, che suonava il pianoforte con una sola mano. Quando i due culti si scontrano, il libro supera la satira biblica e si trasforma in una vera e propria pièce beckettiana dell’assurdo, ma intrisa di sangue. Il libro termina con una domanda esistenziale senza risposta: “Come si fa a capire il momento in cui si smette di essere umani?”. Evenson, il cui stile sobrio è in aperto contrasto con gli argomenti spesso raccapriccianti, si è ispirato ai noir di Dashiell Hammett, con i suoi eroi brutali e confusi. Romanzi in cui, dice Evenson, “le cose che accadono vanno un po’ oltre il limite”. Il suo limite, ovviamente, è collocato un po’ più in là di quello di Hammett. “Quando persone e personaggi si trovano in situazioni estreme”, spiega Evenson, “cominciano a rivelare cose importanti su se stessi e su ciò che significa essere umani”. Idealmente, dice, “si vive un libro nello stesso modo in cui si vive un evento della vita”. Dopo una pausa aggiunge a malincuore: “Entro certi limiti, ovviamente”.
Zach Baron, The Village Voice

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Questo articolo è uscito sul numero 1539 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati