La star anarchica dell’alt-pop torna con un secondo disco perfetto per un’altra colonna sonora di Heartstopper. In Quarter life crisis Baby Queen è introspettiva e autoironica. Con quel carico di sintetizzatori, We can be anything è un pezzo definitivo per suggellare il suo stile. L’album attinge anche alle ultime tendenze dell’hyperpop, con un gusto massimalista per i beat e le voci distorte. Andando avanti, però, le canzoni si fanno più mature e lasciano spazio al desiderio, al dolore e alla riflessione. Grow up rappresenta bene questo passaggio e anche una profondità assicurata dall’aggiunta di dettagli autobiografici, seguendo l’esempio del suo idolo Taylor Swift. In generale, questo lavoro calza perfettamente al suono a cui siamo stati abituati, nonostante qualche cliché deludente in un paio di pezzi. La verità è che Quarter life crisis funziona soprattutto nei momenti più calmi, mostrando una crescita della musicista sudafricana.
Lauren Hague, Clash

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Questo articolo è uscito sul numero 1539 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati