Divertenti, a tratti brillanti, tanto volgari quanto aforistici, i racconti di Leonard Michaels si avvicinano a quelli dei suoi migliori contemporanei ebrei come lui: Grace Paley e Philip Roth. Come le loro, la lingua vernacolare di Michaels raggiunge i toni di una canzone. Eppure, sebbene molto noto in vita – Michaels morì a settant’anni nel 2003 – la sua letteratura così sessualmente esagitata è poco letta oggi. In questi racconti asciutti la riga rimane l’unità di misura principale. Le frasi di Michaels, così musicali e attente al ritmo, erano il suo grande segreto e la sua grande forza. “Non le piacevo”, così comincia una storia, “ quindi la chiamavo tutti i giorni”. Piccole bellezze irregolari da leggere e rileggere.
Mona Simpson, The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1544 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati