In questa regione montuosa la natura ha tutti i diritti. Liam si guadagna da vivere cacciando e vendendo pelli. Non è tanto perché gli piace uccidere gli animali, è perché non apprezza la compagnia degli uomini. Ava, sua moglie, lo ha seguito per amore in questo angolo deserto e cresce Aru, il figlio di cinque anni. Ava trascorre le notti da sola, mentre suo marito bivacca sotto le stelle ascoltando l’ululato dei lupi. Una sera Liam vede le tracce di un orso davanti a casa. Nel giardino Ava giace rannicchiata. Sotto il suo corpo inerte, il corpo vivo del bambino che è riuscita a proteggere ma che non ha un suo posto in questo mondo selvaggio. A Liam rimane una sola ossessione: liberarsi di lui. Sella il cavallo e porta Aru in città per affidarlo a uno zio ma lui non lo vuole. Comincia allora un lungo vagabondare, tra burrasche e tempeste. È il viaggio incerto di due esseri che i legami di sangue non riescono a unire, un padre consumato dal rimorso e suo figlio muto. Sandrine Collette, che ha esordito nel genere poliziesco, crea un’atmosfera estremamente tesa. Nello scenario da western di una regione mai nominata, la scrittrice, originaria del Morvan, affronta un tema universale, il duro apprendimento della paternità. Lo sguardo disperato negli occhi di Aru fa impazzire di rabbia Liam. Alla fine sentirà questa chiamata? Le sue azioni, come quelle di Abramo nella Bibbia, sembrano messe alla prova da un dio misterioso. Il racconto di questo viaggio, reso epico dallo sfondo di una natura sublime, arriva alle viscere.
Claire Julliard, L’Obs

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Questo articolo è uscito sul numero 1555 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati