Tre anni dopo il colpo di stato militare che il 1 febbraio 2021 ha deposto il governo eletto della Birmania, il paese è devastato da una guerra civile. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato nel dicembre 2022, il paese “si trova sull’orlo di una profonda crisi umanitaria”, con due milioni di sfollati e cinque milioni di bambini in difficoltà. Aung San Suu Kyi, leader del governo rovesciato dal golpe, sta scontando una condanna a 27 anni di carcere per accuse che includono la violazione delle misure contro la pandemia e brogli elettorali. Dall’inizio del conflitto centinaia di giornalisti sono stati costretti a fuggire in esilio o a rifugiarsi in aree controllate dai gruppi armati avversari, mentre altri lavorano sotto copertura.
“Tra il 2022 e il 2023 ho seguito clandestinamente la rivolta nello stato Karenni, nell’est del paese, per raccontare la vita quotidiana e la determinazione di un popolo che combatte con tutti i mezzi per un futuro libero dal dominio militare”, dice il fotografo italobritannico Siegfried Modola. “Ciò che era cominciato come un combattimento nelle foreste più remote si è spostato nelle grandi città. Un segno di quanto la resistenza si sia fatta strada”, spiega. Questo ha causato violenti scontri con le forze governative in cui sono stati coinvolti migliaia di civili. Le atrocità commesse dai militari contro la popolazione sono da tempo oggetto d’indagine della Corte internazionale di giustizia e altri tribunali per sospetto genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
“Nonostante la brutalità dell’esercito e il costo sostenuto dai civili, nessuna delle persone con cui ho parlato si è pentita”, racconta il fotografo. “Una volta un comandante mi ha detto: ‘Se perdiamo questa battaglia, saremo schiavi’”. ◆
◆ Siegfried Modola è un fotografo italobritannico. Vive tra Parigi, in Francia, e Nairobi, in Kenya. Con questo lavoro, intitolato Inside Myanmar’s armed revolution, ha vinto la menzione speciale del premio internazionale di fotogiornalismo della fondazione Romano Cagnoni, in collaborazione con Photolux festival. La fotografa Anush Babajanyan, con il progetto Battered waters (Internazionale 1519) sulla crisi idrica in quattro paesi dell’Asia centrale, è la vincitrice di questa terza edizione del premio.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1584 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati