Cultura Libri

Cultura, numero 1436

Radici bionde
314 pagine, 18,00 euro

Per quattrocento anni, gli africani sono stati schiavizzati dagli europei. Nel suo nuovo romanzo Bernardine Evaristo ha capovolto la storia. Immagina cioè che siano stati gli africani a schiavizzare gli europei, e in particolare una spiritosa ragazzina inglese, Doris Scagglethorpe. L’impero è il Regno Unito della Grande Ambossa. Nelle mani di Evaristo, la storia diventa plastilina. Doris, undici anni, è catturata mentre gioca a nascondino con le sue sorelle. È messa in catene e si ritrova nella stiva di una nave di schiavi, dove sperimenta l’oscurità e le malattie, gli stupri e i suicidi, le punizioni feroci per la debolezza o per la rivolta, e la sensazione di giacere per giorni accanto a un cadavere. Comincia la sua nuova vita come amante e compagna di giochi di un viziato ragazzo ambossano che le insegna a leggere e scrivere, poi è assegnata come assistente personale, “parrucchiera di casa”, al boss dell’import-export Kaga Konata Katamba I, detto KKK. Lavora dodici ore al giorno, non pagate, con straordinari quando necessario. È richiesta al lettore una notevole sospensione dell’incredulità, ma una delle cose migliori di questo libro è il suo umorismo agrodolce e impertinente. Evaristo ha portato la storia nello zeitgeist contemporaneo. In queste pagine non c’è solo un’immaginazione esuberante e iperattiva che chiede: “Cosa sarebbe successo se…?”, ma un cuore africano non guarito che domanda: “Come ci si sente?”.

Diana Evans, Independent

Amnistia
320 pagine, 19,00 euro

Ambientato in Australia, dove lo stesso Adiga ha trascorso gli ultimi anni del liceo, Amnistia racconta la storia di Danny, uno srilanchese che è diventato un “immigrato illegale” dopo aver abbandonato il suo college truffaldino. A sorpresa, è contento di pulire appartamenti nella periferia di Sydney, almeno fino a quando uno dei suoi clienti viene ucciso. Nelle ventiquattr’ore che seguono, Danny affronta il dilemma se rischiare l’espulsione informando la polizia. Amnistia mette a nudo le ipocrisie e le contraddizioni dell’Australia. L’immigrazione sostiene l’economia ma è soggetta alle restrizioni più draconiane dell’occidente, di cui il paese sostiene di far parte contro ogni evidenza geografica. Ma a dispetto, o forse a causa, di leggi che mirano a preservare l’omogeneità etnica, l’Australia è un melting pot. Amnistia è una veduta dall’alto, e ci mostra come i migranti imparano a leggere i segni dello strano nuovo mondo e a elaborare delle tassonomie per decifrarne il senso. Ci sono acute intui­zioni sociologiche nel romanzo, ma manca un po’ di penetrazione psicologica e di mestiere stilistico.

Tanjil Rashid, The Guardian

Caverne
678 pagine, 20,00 euro

Una laurea non ha mai fatto male a nessuno. Soprattutto non a uno che governa un piccolo impero di piccoli bordelli, come Arnold “Arnie” Kraushaar. In realtà, ora che è vecchio potrebbe prendersela comoda, ma ha deciso di tornare all’università. Studia diritto fiscale, analisi di mercato, strategie di business. Arnie è uno dei tanti personaggi di un romanzo che ci porta in profondità nei mondi dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso. Un imprenditore, non un “pappone”. È tutta una questione di definizioni, e nel periodo che Meyer illumina nel suo opus magnum sul mercato e la moralità nell’industria del sesso, le vecchie definizioni si stanno dissolvendo. Siamo nei primi anni novanta: dall’Europa dell’est, le lavoratrici del sesso si riversano in Germania orientale; dalla Germania occidentale, arrivano vecchi papponi in Ferrari carichi di idee. È un settore gigantesco quello raccontato da Meyer in un seducente coro di voci, perfidamente orchestrato, nella penombra di una delle industrie più potenti della Germania.

Christian Buß, Der Spiegel

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1436 - 19 novembre 2021
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