La signora Hunter è morta nel 2020, a quasi cento anni. Viveva a Charleston, in South Carolina, in uno dei quartieri che oggi sono considerati tra i posti migliori dove vivere negli Stati Uniti. Era la “matriarca” di Smith street, un’insegnante di pianoforte in pensione che conosceva tutti. La sua casa era il centro della vita del quartiere. Leila Day la conosceva da quando da bambina andava a trovare i nonni che vivevano nella casa accanto alla sua, in cui nel 1914 era stato fondato un circolo per afroamericani che garantiva agli associati la possibilità di ritrovarsi e giocare a carte nonostante i divieti in vigore per i neri. Per più di mezzo secolo Smith street è stata il cuore della cultura nera di Charleston. Negli ultimi quindici anni quell’eredità è stata spazzata via dal capitalismo digitale e dalla gentrificazione: le case che un tempo erano rifugio dalla segregazione razziale oggi sono alloggi per Airbnb, appartamenti per ricchi studenti bianchi o catene di fast food. Ma è proprio un carpentiere nero che sta ristrutturando la casa della signora Hunter a spiegare a Leila Day che questa appropriazione culturale per molti abitanti di quel quartiere è stata anche un’occasione di riscatto sociale. In questo episodio intimo del podcast The stoop, Leila Day racconta le inaspettate contraddizioni della gentrificazione di un quartiere afroamericano.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1490 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati