29 aprile 2015 16:37

Alla camera è cominciata poco dopo le 15.30 la chiama per il primo dei tre voti di fiducia sull’Italicum, relativo al primo articolo della legge elettorale. È un test importante sulla tenuta della maggioranza di Matteo Renzi, agitata dalle crescenti tensioni interne al Partito democratico.

Sono in programma domani altre due votazioni, sugli articoli 2 e 4, che anticiperanno il voto finale a scrutinio segreto, la settimana prossima. La vittoria di ieri, con due voti segreti sulle pregiudiziali di costituzionalità e di merito, non è bastata al presidente del consiglio che ha deciso di blindare il provvedimento con la fiducia, scatenando reazioni molto dure da alcuni esponenti della minoranza del suo stesso partito.

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Hanno così deciso di non partecipare al voto di fiducia gli ex segretario Pier Luigi Bersani e Guglielmo Epifani, l’ex premier Enrico Letta e l’ex presidente del Pd Rosy Bindi, l’ex capogruppo Roberto Speranza, i dissidenti Stefano Fassina, Pippo Civati e Alfredo D’Attorre e il leader di Sinistradem Gianni Cuperlo. Su questa linea saranno sicuramente seguiti da altri deputati della sinistra Pd, anche se non da tutti. Alla fine dovrebbero essere tra i trenta e i cinquanta i deputati democratici che non voteranno la fiducia, mentre la minoranza conta in tutto su circa 110 deputati.

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Pier Luigi Bersani ha attaccato Renzi, pur smentendo qualsiasi ipotesi di scissione: “Il gesto improprio di mettere la fiducia lo ha fatto lui, non io”. Mentre il presidente del consiglio, alla luce delle tensioni scatenate dentro e fuori il parlamento dalla sua decisione, ha scritto in una lettera alla Stampa. Parlando dell’Italicum, ha dichiarato: “Se non passa, il governo va a casa”. “Se c’è bisogno di un premier che faccia melina, non sono la persona adatta - ha scritto Renzi - se vogliono un temporeggiatore ne scelgano un altro, io non sono della partita”.

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