28 novembre 2013 13:38

È fatta. Alle 17.43 di mercoledì 27 novembre il senato ha votato in favore della decadenza di Silvio Berlusconi dal suo mandato di senatore del Molise. Si stanno chiudendo vent’anni di vita politica italiana dominata dalla figura onnipresente del Cavaliere. Mentre i parlamentari decidevano la sua espulsione in seguito alla condanna definitiva a quattro anni di prigione (ridotti a uno) per frode fiscale, l’ex presidente del consiglio arringava la folla dei suoi sostenitori riuniti davanti palazzo Grazioli, la sua residenza romana.

Sul palco montato in via del Plebiscito, davanti ai collaboratori congelati (tra cui la sua giovane fidanzata) e vestiti simbolicamente in nero, ha dichiarato “un giorno di lutto per la democrazia”. In discorso a metà tra un’arringa difensiva (“sono innocente, ne ho le prove”) e un corso di diritto costituzionale (“non ho potuto fare nulla quando ero al potere”), Berlusconi ha trovato la forza di dare ancora una volta appuntamento agli italiani, così abituati ai suoi

come back impossibili e convinti che non sia stata ancora stata scritta la parola fine. “Non credo che loro [la sinistra, i giudici] abbiano definitivamente vinto la partita”, ha detto.

Berlusconi ha annunciato nuove manifestazioni “per la democrazia e la libertà” attraverso i suoi circoli “Forza Silvio” di cui vuole inondare il paese. “Dobbiamo rimanere sul terreno. Non disperiamoci se il leader del centrodestra [parla di se stesso ovviamente] non è più in senato”, ha aggiunto facendo esplicito riferimento a Beppe Grillo, leader del Movimento 5 stelle, e a Matteo Renzi, dato come favorito per guidare il Partito democratico, che non sono parlamentari. “Saremo tutti dei missionari di verità e di libertà. Appuntamento alla prossima campagna elettorale!”.

Tuttavia la situazione non sembra facile. Infatti alla condanna definitiva per frode fiscale potrebbero aggiungersene altre (per corruzione di senatori a Napoli e di testimoni a Bari e Milano) che andrebbero a complicare un eventuale ritorno in politica. Ma una parte degli italiani sarebbe comunque in lutto per il suo “grand’uomo”.

Ma queste persone crederanno ancora una volta alla promessa che è stata fatta loro di “dare più democrazia e libertà”? Saranno presenti all’appuntamento quando si tratterà di “cambiare l’Italia”? Si tratta di domande legittime. Dopo sei anni da corrispondente di Le Monde ho capito che il problema dell’Italia non è Berlusconi ma chi - nonostante le delusioni, le riforme mancate, i progetti abortiti - continua regolarmente a votare per lui. Da questo punto di vista l’Italia non ha bisogno di politologi ma di etnologi.

Molto probabilmente i suoi elettori dovranno abituarsi a vivere senza di lui. L’età, i giudici, il peso delle condanne che si accumulano, li priveranno di un personaggio che per vent’anni ha accompagnato le loro giornate dalla colazione alla cena. Mancherà loro, è normale, come una vecchia abitudine, come quando chiude il bar di quartiere. Forse adesso si sentiranno un po’ più nudi, adesso che il paravento Berlusconi è caduto. Dietro i suoi grandi vizi tutti potevano nascondere le proprie meschinerie. In fin dei conti quanto era comodo questo istrione che parlava più forte degli altri, che non pagava tutte le sue tasse! Insomma, come faranno a vivere senza di lui?

Barbara Spinelli sulla Repubblica del 27 novembre ha cominciato a suo modo a porre la domanda di questo “day after”, che facciamo ancora fatica a immaginare. “Anche decaduto e assegnato ai servizi sociali, il leader di Forza Italia disporrà di due armi insalubri e temibili: un apparato mediatico immutato, e gli enormi mezzi finanziari”, scrive Barbara Spinelli. “Ma ancora più fondamentale è l’eredità culturale e politica del ventennio”. E alla fine evidenzia il vero problema: “Da un ventennio amorale, immorale, illegale, usciremo solo se guardando nello specchio vedremo noi stessi dietro il mostro”.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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