02 giugno 2010 00:00

Per il momento ammontano a 120 miliardi di euro i tagli annunciati dai paesi europei per ridurre il debito pubblico, cresciuto tra il 2008 e il 2009 a causa dei piani anticrisi varati dopo il fallimento della Lehman Brothers.

La crisi greca ha fatto emergere alcune falle nel sistema di regole alla base della moneta unica. Per questo i mercati finanziari mostrano segni di sfiducia nei confronti dell’euro e hanno cominciato a scommettere sul default di diversi paesi dell’euro e sulla fine dell’unione monetaria.

A questo punto è diventato più urgente risanare i bilanci pubblici. Come scrive Francesco Daveri su lavoce.info, si parla di riduzioni di spesa per 30 miliardi in Grecia, 15 miliardi in Spagna, dieci in Germania, cinque in Francia, tre in Irlanda, uno in Portogallo. Questi tagli saranno attuati nel 2011 e nel 2012.

È in questo quadro che sono maturati in Italia i 24 miliardi di riduzione di spesa (soprattutto sugli enti locali) e aumento delle entrate (con un recupero dell’evasione fiscale) che sono al centro del dibattito politico. La correzione del bilancio, se attuata con i numeri annunciati, dovrebbe ridurre il deficit pubblico al 4 per cento del pil nel 2011 e al 3 per cento nel 2012, con due anni di anticipo rispetto ai programmi iniziali.

Anche se Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti si sono elogiati a vicenda come “salvatori dell’euro” per aver contribuito all’accordo sul salvataggio della Grecia, non si può fare a meno di ricordare le parole di Gianni Letta: “Stiamo riducendo la spesa pubblica per allontanare dall’Italia lo spettro del rischio Grecia”.

Internazionale, numero 849, 4 giugno 2010

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