13 marzo 2008 00:00

Con meno di tre milioni di abitanti sparsi su un milione e cinquecentomila chilometri quadrati è il paese meno popolato del mondo (in Italia la densità di popolazione per chilometro quadrato è cento volte superiore).

Ha una stagione turistica che non dura più di otto settimane. A parte il breve periodo estivo, le temperature sono troppo basse per attirare i visitatori (la media è di 25 gradi in estate e meno 25 in inverno). Ha anche pochissimi chilometri di strade e pochissimi alberi. È la Mongolia e finalmente nel 2007 ci sono andato.

Stranamente, la Mongolia non ha mai fatto parte della Russia né della Cina, nonostante i suoi potenti vicini esercitino ancora un forte influsso sul paese. Fino al 1990 la Mongolia ha accettato, però, di rimanere nella sfera di influenza dell’Unione Sovietica soprattutto per evitare il controllo della Cina.

Dopo il crollo dell’Urss, la Mongolia si è aperta al mondo esterno: oggi accoglie un flusso regolare di turisti, curiosi di vedere l’unico paese al mondo dove le renne convivono con i cammelli. Proprio così, le foreste del nord, che con il loro manto verde si estendono ininterrottamente fino alla Siberia, ospitano le renne che vivono più a sud del mondo, mentre il deserto del Gobi e le steppe sono abitati dai cammelli che vivono più a nord.

Molti turisti fanno solo una breve sosta in Mongolia scendendo per qualche giorno nella capitale Ulan Bator dal Trans-Mongolia Express che va da Pechino a Mosca. Con circa un milione di abitanti, Ulan Bator ospita un mongolo su tre, ma ha ancora l’atmosfera di una vecchia città sovietica. La maggior parte dei visitatori la usa soltanto come base per esplorare le remote meraviglie della terra che Gengis Khan chiamava casa. Naturalmente quando non era in giro a conquistare il resto del mondo.

Internazionale, numero 735, 14 marzo 2008

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it