27 agosto 2009 00:00

La sigla acronima Clil, nel 2005 assente nei dizionari, ora è nello Zingarelli 2009. Il Content integrated language learning si è affermato in tutt’Europa.

Secondo Novi Matajur, anche la scuola bilingue italo-slovena di San Pietro al Natisone, nata nel 1985, nonostante resistenze è ormai “nell’alveo della normalità”.

Ma in Italia e in Europa non sono solo le scuole di aree linguistiche minoritarie o di confine a sperimentare lo studio delle lingue attraverso l’apprendimento di particolari contenuti.

Battezzato nel 1992 dall’olandese Anne Maljers e dal finlandese David Marsh, il Clil si è rivelato assai efficace per lo studio delle grandi lingue veicolari. Molti gli esempi. Per citarne uno particolare, nel liceo italotedesco Einstein di Berlino (lo stesso grande fisico autorizzò il nome) gli studenti hanno discusso e votato, e voteranno in futuro, libri e autori finalisti del Premio Strega.

Un rapporto Eurydice del 2006 offre la mappa europea: pochi i paesi renitenti al Clil (Danimarca, Grecia, Portogallo), molti lo integrano nell’ordinamento (Finlandia, Svezia, repubbliche baltiche, Irlanda, Polonia, Francia, Repubblica ceca, Austria, Ungheria, Romania, Malta), molti lo affidano a progetti pilota (Norvegia, Gran Bretagna, Germania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Italia, Bulgaria). Si discute sulle materie più adatte al Clil.

Ma la questione teorica è sopraffatta da quella pratica: nella metà dei paesi e in Italia scarseggiano insegnanti opportunamente qualificati.

Internazionale, numero 810, 28 agosto 2009

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