Maestro di percussioni, educatore e fervente panafricanista, il nigeriano Babatunde Olatunji ha influenzato un po’ tutti negli Stati Uniti, dov’era di casa, da John Coltrane a Spike Lee, mentre in Europa fu un altro grande artista, Serge Gainsbourg, a prenderne “in prestito” la musica per il suo album Gainsbourg percussions. Nella sua autobiografia The beat of my drum, pubblicata postuma, il percussionista spiega che l’arte di suonare la batteria è “una specie di trinità molto speciale” composta dallo spirito dell’albero da cui è tagliata la canna, dalla forza vitale dell’animale la cui pelle diventa quella del tamburo, e dello spirito stesso di chi lo percuote. Olatunji era nato nel 1927 nel piccolo villaggio di pescatori di Ajido, a una sessantina di chilometri da Lagos. Gli fu dato il nome Babatunde, che significa “il padre è tornato”, perché nacque appena due mesi dopo la morte del padre. Nel libro Babatunde ricorda: “Non c’era una scuola di percussioni, ma ogni bambino del villaggio era in contatto con tamburi, danze e canti”. Dopo il successo del suo album Drums of passion nel 1960, il primo disco a rendere popolare la musica africana in occidente, si trasferì negli Stati Uniti. A New York diventò un frequentatore abituale del leggendario jazz club Birdland, dove aprì per grandi come Count Basie, Duke Ellington e Quincy Jones. Olatunji visse negli Stati Uniti fino alla sua morte, nel 2003.
Lucas Keen,
Pam Magazine

Babatunde Olatunji (MansMark Records)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1561 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati