Clémence (Isabelle Huppert) è la sindaca di una cittadina a nord di Parigi, e corre, da un ufficio amministrativo a un ministero, decisa a salvare un quartiere che cade a pezzi. Che maratona. Il lavoro del sindaco è pazzesco, ricorda un giocoliere che mantiene in aria dieci palline con due sole mani. E non bisogna dimenticare le promesse fatte agli elettori, che non costano nulla ma, almeno secondo Clémence, vanno rispettate. Qui c’è tutta la forza del film: esame anatomico del lavoro di un servitore della repubblica e rivalutazione di una funzione politica spesso sottovalutata. In La promessa, Thomas Kruithof getta la sindaca e il suo vice (Reda Kateb) nella fossa dei leoni. Di solito il cinema politico si occupa di re, primi ministri, dittatori, emiri. Quasi sempre ai vertici della piramide. Qui si torna alla base, più vicino alla terra e alle persone comuni. La promessa è quasi un poliziesco in cui l’unico crimine sarebbe dimenticarsi la “cosa pubblica”.
François Forestier, L’Obs

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Questo articolo è uscito sul numero 1451 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati