Il nuovo romanzo di Joshua Cohen, un ritratto del padre del primo ministro israeliano, ha origine dall’ammirazione suscitata dal suo lavoro precedente, Il libro dei numeri. Nel maggio 2018 Cohen ricevette un’e-mail da Harold Bloom, critico e professore di Yale, che lo convocava in Connecticut. Bloom avrebbe poi incluso Il libro dei numeri nella sua lista di romanzi “da leggere e rileggere”. I Netanyahu è dedicato alla memoria di Bloom, e completa una storia che il critico raccontò a Cohen sul ruolo di accompagnatore di Benzion Netanyahu, un accademico di origine polacca residente in Israele, il padre di Benjamin, durante una visita alla Cornell univer-sity. Nel romanzo Harold Bloom, difensore del canone occidentale, diventa Ruben Blum, specialista in storia economica. È scelto, unico ebreo della facoltà, per ospitare un oscuro storico della Spagna tardo-medievale, che viene per un’intervista. La maggior parte del libro è dedicata al resoconto meravigliosamente pedante di Blum sulla sua vita a Corbindale e sulla visita fatta nel gennaio 1960 da Benzion Netanyahu, sua moglie e i loro tre figli selvaggi e scostanti. Questa serata infausta offre ampie opportunità ai poteri descrittivi di Cohen. Con i suoi tempi serrati, il narratore stravagante, il ritratto della vita ebraico-americana su uno sfondo semi-rurale e i momenti di crudele satira accademica, I Netanyahu sembra un tentativo delizioso d’incrociare Lo scrittore fantasma di Roth e Fuoco pallido di Nabokov.

Leo Robson, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1478 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati