Secondo film di una trilogia, il nuovo poliziesco di Bogdan George Apetri conferma il gusto del regista romeno per le strade poco battute e le sbandate controllate. Quello che affascina di più è come l’autore, ex avvocato diventato insegnante di cinema negli Stati Uniti, costruisce lunghe sequenze che in qualche modo rimandano l’una all’altra. Cristina (Ioana Bugarin) è una giovane suora che sale su un taxi per andare dal suo convento di campagna all’ospedale della città vicina. Circa un’ora dopo, l’ispettore Preda (Emanuel Parvu), con il suo vice, compie lo stesso viaggio, filmato nello stesso modo. Tra i due percorsi è avvenuto un omicidio. Ma all’inizio Miracle inganna il pubblico, facendo pensare a un dramma sociale. Con maestria Apetri svela i segreti dei suoi personaggi con il contagocce e fino in fondo gioca con i generi, flirtando con il fantastico. A cosa dobbiamo credere? Marie Sauvion, Télérama

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Questo articolo è uscito sul numero 1484 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati