Il crinale di Michael Punke parla di uno dei primi trionfi di Cavallo Pazzo sul campo di battaglia, e fin dall’inizio il condottiero lakota è presentato come un uomo a parte: “Era evidente che Cavallo Pazzo fosse diverso, con la pelle e i capelli più chiari di quelli degli altri”. È il 1866 e un battaglione dell’esercito statunitense ha ricevuto l’ordine di costruire un forte ai piedi dei monti Bighorn, nel territorio del Wyoming, come stazione di passaggio verso il Montana. Ma il forte si trova nel cuore del sacro territorio di caccia dei lakota sioux. Cavallo Pazzo condivide la convinzione della sua gente che il forte non debba stare lì, ma capisce che gli armamenti e gli uomini del nemico lo rendono inespugnabile. Punke fa di Cavallo Pazzo la mente dietro la strategia militare, l’uomo con l’intuito e l’autorità per imporre una disciplina tattica a guerrieri abituati a conquistare la gloria attraverso imprese individuali. L’autore si concentra anche sui soldati statunitensi, ma si tratta di un gruppo di personaggi relativamente rozzi. Come i combattenti lakota, il lettore non vede l’ora che arrivi la resa dei conti. E puntualmente arriva, in un’emozionante serie di trappole e violenze strazianti, una sequenza d’azione che fa parte della leggenda.
Sam Sacks, The Wall Street Journal

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Questo articolo è uscito sul numero 1503 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati