Il 24 febbraio 2022 il salone del libro di Vilnius si è aperto in un’atmosfera surreale. L’invasione russa dell’Ucraina sembrava un buon motivo per sospendere la manifestazione e molte persone hanno raggiunto il Litexpo, in cui ogni anno si tiene il salone, convinte di trovarlo chiuso. Invece la manifestazione ha avuto un grande seguito e si è trasformata in un luogo di confronto su fatti drammatici che in una buona parte della popolazione evocavano i cosiddetti eventi di gennaio che nel 1991, come reazione a una serie di operazioni dell’esercito sovietico, portarono all’indipendenza lituana. Questo forse può spiegare il successo del salone anche nel 2023. Gli organizzatori hanno rivendicato 52mila presenze, che in una città di circa mezzo milione di abitanti sono tante. Secondo Dainius Vaitiekūnas, professore e critico letterario, il salone risponde a un bisogno di affermazione culturale, in una nazione le cui specificità, come la lingua, sono state negate prima dall’occupazione della Russia zarista e in seguito con ancora più ferocia dal dominio sovietico.
Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1503 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati