In un’intervista del 2020 con la rivista online Pitchfork, Amaarae si chiedeva se la musica africana stesse per raggiungere la popolarità internazionale. Dopo il suo ultimo lavoro, Fountain baby, l’artista ghanese-statunitense forse deve smettere di farsi questa domanda, perché sta contribuendo in prima persona a rendere questa popolarità un fatto concreto. Fountain baby non è un semplice album afrobeats, anche se grazie alle percussioni martellanti e ai fiati l’influenza dell’Africa occidentale è sempre presente. Ma quello di Amaarae è semplicemente pop globale. Come un’abile alchimista, la cantante fonde folk giapponese, flamenco spagnolo, rock statunitense e altro ancora per creare un suono stratificato e originale, che però resta sempre coerente. C’è una linea sottile tra sperimentazione e insensatezza, e Amaarae sta sempre attenta a non oltrepassarla. La filosofia della cantante è ben riassunta da un verso del brano Sex, violence, suicide: “Faccio quello che voglio così posso fare a modo mio”. Anche se la produzione di Fountain baby è complessa, l’abilità di Amaarae di creare melodie orecchiabili e battute divertenti (in particolare in canzoni come Co-star o Water from wine), iniettando ovunque divertimento e intimità. Fountain baby è più sperimentale del disco d’esordio della cantante di origine ghanese, ma al tempo stesso è un ascolto rinfrescante.
A. Harmony, Exclaim!

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Questo articolo è uscito sul numero 1517 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati