Per decenni, ai tempi dell’Unione Sovietica, Tagikistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Kazakistan hanno condiviso l’accesso ai fiumi Syr Darya e Amu Darya, le fonti idriche principali per questi paesi dell’Asia centrale senza sbocco sul mare. Il Tagikistan e il Kirghizistan, a monte, avevano bisogno di energia idroelettrica in più durante l’inverno. A valle, l’Uzbekistan e il Kazakistan, chiedevano più acqua per l’agricoltura nel periodo estivo. Con il crollo dell’Unione Sovietica gli scambi commerciali sono saltati e oggi i quattro paesi devono fare i conti con grandi disuguaglianze nella fornitura d’acqua, a cui si sono aggiunti gli effetti della crisi climatica.

Nel febbraio 2022 la diga di Toktogul, in Kirghizistan, conteneva 8,6 miliardi di metri cubi d’acqua, ben al di sotto della sua capacità, e oggi non riesce a produrre energia idroelettrica. Intanto, i ghiacciai del Kirghizistan e del Tagikistan si stanno ritirando.

La fotografa armena Anush Babajanyan ha documentato la vita di chi abita in questi paesi. “L’acqua s’intreccia con la quotidianità delle persone, che devono adattarsi agli effetti della crisi climatica”, dice Babajanyan, che con il suo lavoro ha vinto il primo premio nella categoria progetti a lungo termine del World press photo, il più importante premio di fotogiornalismo al mondo. “Sono felice di questo traguardo, perché le storie dell’Asia centrale non sono raccontate abbastanza sui mezzi d’informazione”. ◆

Anush Babajanyan è una fotografa armena. Fa parte dell’agenzia VII Photo.

La barca di Snunbek Kadyrov, usata come taxi dagli abitanti di Kyzyl-Beyit, in Kirghizistan. L’accesso principale al villaggio è stato coperto dall’acqua più di vent’anni fa, in seguito alla costruzione di una diga.
Una sorgente termale nata sul letto del lago d’Aral, vicino al villaggio di Akespe, in Kazakistan. È visitata soprattutto per scopi curativi. Nel corso degli anni il lago d’Aral ha perso il 90 per cento delle sue acque. Situato alla frontiera tra Uzbekistan e Kazakistan, era il quarto più grande del mondo, ma lo sfruttamento dell’industria del cotone a partire dagli anni sessanta lo ha prosciugato.
Ranobi Islomova, 63 anni, abita vicino al lago artificiale di Norak, creato dall’omonima diga, in Tagikistan.
Un mosaico che raffigura le onde del lago Balqaš, in Kazakistan.
Nel villaggio di Kiyakhty, in Kazakistan, l’acqua arriva solo ogni due settimane.
Il ghiacciaio Zapadnyy Suek, la fonte del fiume Naryn, in Kirghizistan.
La presenza di limo nel fiume Amu Darya, in Uzbekistan, conferisce alle sue acque un colore scuro.
Gli abitanti del villaggio di Akespe, in Kazakistan, si guadagnano da vivere allevando cammelli sul fondale del lago d’Aral, ormai quasi completamente prosciugato. Le tempeste di sabbia costringono le persone a trasferirsi altrove.

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Questo articolo è uscito sul numero 1519 di Internazionale, a pagina 64. Compra questo numero | Abbonati