Il nuovo memoir di Margo Jefferson è una buona occasione per ricordarci che non abbiamo già visto tutto. Jefferson svela le sue sorprese in meno di duecento, potenti pagine. Con Sistema nervoso in costruzione l’importante critica letteraria, che nel 1995 vinse il premio Pulitzer per il suo lavoro al New York Times, fa piazza pulita della vecchia idea del memoir come pura biografia. La sua è un’esposizione quasi poetica delle esperienze scaturite dagli incontri con artisti che per qualche motivo riteneva significativi. Ed è uno dei primi libri che mi è venuto voglia di rileggere arrivata all’ultima pagina. In che modo, mi chiedevo, Jefferson riesce a far funzionare questa storia? Con qualche richiamo alla sua biografia – è la più giovane di due sorelle nate da un padre pediatra e da una madre perfezionista – ci attira in un sognante e peripatetico viaggio nella sua mente e nel suo cuore. Usa una lingua elegante e un po’ di gergo teatrale per convincerci a mettere a fuoco le sue idee su identità etnica, di classe e di famiglia. Stilisticamente Sistema nervoso in costruzione è un diario che si ferma spesso ad apostrofare direttamente il lettore. È una performance teatrale e forse anche una sessione di psicoterapia. Soprattutto, Margo Jefferson ci invita a ripensare le nostre esperienze con l’arte trovando risonanze in alcuni dettagli intimi della sua vita. Non so come faccia ma ci riesce, ed è un risultato splendido.
Karen Sandstorm, The Washington Post

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Questo articolo è uscito sul numero 1544 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati