Questo romanzo del 1951 appartiene al periodo più fertile di Graham Greene, gli anni dell’austerità del dopoguerra, e trae ispirazione dalle convenzioni del romanzo sentimentale ma trascende completamente il genere. È una storia di adulterio che si svolge a Clapham durante i bombardamenti tedeschi. Maurice Bendrix, un romanziere mediocre, vuole scrivere di un impiegato statale e conosce la moglie del suo vicino, Sarah. I due s’innamorano e hanno una relazione torturata dalla gelosia di lui e dal senso di colpa di lei. Quando Bendrix rimane quasi ucciso da una bomba, la sua amante interrompe improvvisamente e inspiegabilmente i rapporti. Passano due anni e il marito di Sarah, Henry, che ignora la relazione, si avvicina a Bendrix per informarlo dell’infedeltà di sua moglie con “un terzo uomo”. Incuriosito, il romanziere assume un investigatore privato per indagare. Avendo detto, all’inizio, che “una storia non ha né inizio né fine”, Greene si lancia in un vertiginoso mix di flashback, flusso di coscienza e narrativa convenzionale, in parte basato sul diario di Sarah, per raccontare come lei, dopo aver pregato per un miracolo, “prende la fede come una malattia”, e poi successivamente muore. Il “terzo uomo”, figura ricorrente in Greene, risulta essere Dio, in nome del quale Sarah è diventata “una sposa in Cristo”. L’aspetto religioso del romanzo non è invecchiato troppo bene ma la vicenda rimane avvincente.
Robert McCrum, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1548 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati