Presentato come il primo lungometraggio codiretto da una regista iraniana e un israeliano, Tatami è in parte film sportivo, in parte thriller politico. Durante i mondiali di judo a Tbilisi, in Georgia, l’atleta iraniana Leila (Arienne Mandi) è la sorpresa del torneo, tranne che per la sua allenatrice Maryam (Zar Amir Ebrahimi, anche regista del film). Ma è pure un problema per il governo di Teheran che vorrebbe evitare la finale con un’atleta israeliana. Un’eventuale sconfitta sarebbe un’umiliazione insopportabile, quindi Leila riceve l’ordine di ritirarsi. Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi fanno un ottimo lavoro mostrando come situazioni complesse che prendono spunto da questioni politico-sociali possano alimentare efficacemente il cinema di genere, perché Tatami potrebbe funzionare bene anche solo come film sportivo, senza la pressione in più per la situazione atroce che devono affrontare l’atleta e la sua allenatrice.
Catherine Bray, Variety

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Questo articolo è uscito sul numero 1557 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati