Ninni Holmqvist (Appnix, Wikimedia)

In una società perennemente alla ricerca della crescita economica e del progresso, qual è il valore delle persone che non sentono alcuna spinta a dare il loro contributo? Gli hippy e gli spiantati, la gente che non fa figli e chi vive off the grid (fuori dalla rete), quelli che vogliono solo una vita tranquilla. La scrittrice svedese Ninni Holmqvist offre una previsione cupa di ciò che potrebbe accadere a questi outsider se il governo decide che sono sacrificabili. Nell’Unità uomini e donne che hanno deciso di non riprodursi, che lavorano in settori non essenziali come le arti o che non sono sposati, sono etichettati come “sacrificabili”. All’età di cinquant’anni per le donne e di sessanta per gli uomini, vengono radunati e spediti nell’Unità. Tra di loro c’è Dorritt, una scrittrice sola che non si è mai sposata e non ha avuto figli perché si era innamorata di un uomo sposato. Dorritt e tutti gli altri sono ospitati nell’Unità con ogni riguardo: dormono in begli alloggi, vengono nutriti e hanno molto tempo libero da trascorrere come vogliono. Ma sono usati anche come cavie umane sia per esperimenti medici sia per test psicologici. E a volte parti di loro sono raccolte per i trapianti: una cornea qui, un rene lì, finché qualcuno non ha bisogno dei loro cuori, polmoni, del fegato o di qualche altro organo. Dorritt in quell’ambiente impara ad aprirsi agli altri e trova perfino un amante. Il problema è che questa tardiva scoperta di sé avviene nella più sfortunata delle situazioni. I suoi nuovi amici spariscono all’improvviso e altri ricompaiono a colazione mezzi ciechi per l’asportazione di una cornea. Il modo in cui Holmqvist intreccia il risveglio dei sentimenti di Dorritt con un terrore distopico ricorda certe storie di Daphne du Maurier su amori che nascono tra morti misteriose. Politicamente è un buon momento per leggere L’Unità (che in Svezia era uscito nel 2006). Oggi abbiamo tutti una certa familiarità con il lato più oscuro della cieca avidità della società e Holmqvist ha colto con precisione l’ansia molto europea per il calo delle nascite. Ma gli addetti che radunano questi uomini e queste donne non sono mostri usciti dal casting per un film sul nazismo e gli abitanti dell’Unità non sono solo vittime indifese. Con echi di Marge Piercy e di Margaret Atwood, L’Unità è un romanzo tanto appassionante quanto stimolante.

Jessa Crispin, Npr

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Questo articolo è uscito sul numero 1558 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati