Accusando l’opposizione di sostenere un anarchico violento, il nuovo uomo forte di Fratelli d’Italia (FdI), il partito della presidente del consiglio Giorgia Meloni, vuole distogliere l’attenzione da una questione giuridica delicata che il governo italiano fatica a gestire. “Voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello stato o dei terroristi con la mafia. Lo vogliamo sapere in quest’aula oggi!”, ha detto il parlamentare di FdI Giovanni Donzelli concludendo il suo intervento alla camera dei deputati il 31 gennaio, rivolgendosi ad alcuni colleghi che avevano fatto visita in carcere ad Alfredo Cospito.

Cospito, 55 anni, è stato condannato a dieci anni e otto mesi e a vent’anni di detenzione per due attentati (nel maggio 2012 a Genova sparò alle gambe dell’amministratore delegato dell’Ansaldo nucleare, Roberto Adinolfi, e nel giugno 2006 fece esplodere due ordigni a basso potenziale davanti alla scuola allievi carabinieri di Fossano, senza causare morti o feriti). Cospito è al centro dell’attenzione della politica e dell’informazione da quando, nelle ultime settimane, il suo stato di salute è peggiorato dopo che lo scorso ottobre ha cominciato uno sciopero della fame. A maggio del 2022 l’allora ministra della giustizia Marta Cartabia aveva deciso di applicargli il regime speciale di detenzione stabilito dall’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario, il cosiddetto carcere duro, di solito riservato ai mafiosi. Cospito è il primo anarchico a cui è stata applicata questa misura. Alcuni deputati dell’opposizione sono andati a visitarlo in carcere per verificare le sue condizioni di salute.

La forma attuale dell’articolo 41 bis risale al 1992, dopo l’attentato contro il magistrato Giovanni Falcone. Pensata per lottare contro la mafia, consente al ministero della giustizia di sospendere le ordinarie regole di trattamento dei carcerati. Un detenuto giudicato pericoloso e sospettato di avere ancora un’influenza fuori dal carcere può quindi essere isolato, sorvegliato a vista e vedere limitate le ore d’aria e le visite. Cospito ha deciso di rifiutare di alimentarsi per indurre le autorità ad abolire questa legge. Alcuni militanti anarchici hanno sostenuto la battaglia di Cospito con attacchi contro le forze dell’ordine. Il 29 gennaio a Milano due auto dei vigili sono state incendiate con alcune bottiglie molotov. Altri veicoli sono stati presi di mira a Roma nel parcheggio della Tim. Inoltre, un magistrato torinese si è visto recapitare un proiettile. “Azioni del genere non intimidiranno le istituzioni”, ha dichiarato la presidenza del consiglio. “Tanto meno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici. Lo stato non scende a patti con chi minaccia”.

Pressione crescente

Queste azioni violente fanno discutere sia chi è contro il 41 bis sia chi è a favore. I contrari sostengono che gli attacchi sono stati incoraggiati dal detenuto, e che quindi la misura è anche inutile. I favorevoli affermano che questi fatti dimostrano la sua necessità.

“Non si tocca”, ha confermato il 1 febbraio il ministro della giustizia Carlo Nordio al senato: “Se noi accedessimo al principio che anche lo stato di salute precario dovesse essere una fonte di decisione di modifica del 41 bis ci troveremmo un domani davanti agli scioperi della fame di centinaia di mafiosi per i quali non potremmo tenere un comportamento diverso”.

Questa situazione provoca però imbarazzo nelle autorità italiane. Accusato di lasciar morire Cospito, il governo ha autorizzato solo il 30 gennaio il suo trasferimento dal carcere di Sassari, in Sardegna, a quello di Opera, a Milano, attrezzato per curarlo. E deve anche far fronte a una pressione crescente di una parte della società civile che è contraria al 41 bis. Un appello per abolirlo, lanciato da decine di intellettuali, attivisti e associazioni ha già raccolto centinaia di firme. La posizione del governo è stata ulteriormente indebolita dalle dichiarazioni di Giovanni Donzelli. In occasione del suo intervento in parlamento il 31 gennaio, ha denunciato le connivenze del terrorista con alcuni boss della mafia che sostengono la sua lotta. Molti contestano al parlamentare di Fratelli d’Italia il modo in cui ha ottenuto queste informazioni e il fatto che non era autorizzato a divulgarle. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati