Andréa, cliente abituale del bar centrale di Cargèse, un paese sulla costa meridionale della Corsica, chiude bruscamente il giornale. Non ne può più del volto che lo fissa dalla pagina. “Quella brutta faccia” – sguardo truce, testa rasata e barba a punta – appartiene a Franck Elong Abé, un detenuto jihadista che due anni fa ha strangolato il compagno di prigione Yvan Colonna nella palestra del carcere di Arles, nel sud della Francia.

Colonna era un amico di Andréa, che preferisce nascondere la sua vera identità. Il nome e l’immagine di Colonna compaiono su muri, viadotti e guardrail in tutta l’isola, sempre accompagnati dalla frase “Gloria a te Yvan”. A volte accanto c’è disegnata una bomba accesa.

Un tempo Colonna, che faceva il pastore di capre a Cargèse, era stato in cima alla lista dei ricercati della Francia. Nel 2003 era stato infine arrestato e condannato all’ergastolo per l’omicidio del prefetto Claude Érignac, il più autorevole rappresentante dello stato francese in Corsica. Finché il 21 marzo 2022 non è stato ucciso anche lui. In seguito alla sua morte, sull’isola sono scoppiate delle violente proteste. Com’era stato possibile che un detenuto in regime di alta sicurezza, tenuto sotto videosorveglianza costante, fosse stato strangolato con un sacchetto di plastica e soffocato per diversi minuti da un altro carcerato, fino ad andare in coma e morire?

A due anni dal fatto, il quotidiano Corse Matin avanza in prima pagina un’ipotesi sconvolgente: la morte di Colonna sarebbe stata commissionata da agenti del servizio di sicurezza interno francese. Questo almeno è quanto afferma il responsabile dell’omicidio in una nuova dichiarazione ottenuta dal giornale. La notizia non sembra stupire Andréa. “Nessuno ha mai creduto che la morte di Colonna fosse una coincidenza”, racconta su una terrazza di Cargèse. “Lo stato francese voleva saldare i conti con lui”.

I calanchi di Piana, 21 marzo 2024

Il destino di Colonna ha segnato un punto di svolta nella storia recente della Corsica. Dopo l’aggressione e la morte dell’indipendentista, l’isola è stata teatro di violenti scontri che sono durati sette settimane. A Bastia, la seconda città corsa, in un solo giorno le forze dell’ordine sono state bersagliate con 650 molotov e bombe artigianali. Il fatto che le guardie carcerarie non abbiano protetto Colonna ha riaperto una vecchia ferita: l’eterno senso d’ingiustizia e di essere disprezzati dallo stato francese.

La feroce battaglia per l’indipendenza che aveva tenuto in ostaggio la Corsica dagli anni settanta è finita solo dieci anni fa. Nell’estate del 2014 il Fronte di liberazione nazionale corso (Fnlc) ha deciso di deporre le armi e di proseguire la lotta sul piano politico. Quando in seguito all’uccisione di Colonna la violenza nazionalista si è riaccesa, l’isola è rimasta con il fiato sospeso. Sarebbero tornati gli anni bui degli attentati e degli omicidi politici?

Nel mezzo delle proteste, il presidente Emmanuel Macron ha deciso di affrontare un vecchio tabù della Francia continentale e ha aperto la strada ai negoziati per l’autonomia della Corsica, una battaglia dei nazionalisti moderati da più di cinquant’anni. Dopo mesi di trattative tra governo francese e rappresentanti del popolo corso, il 28 marzo 2024 si è giunti a un risultato: il parlamento della Corsica ha approvato il testo che concederebbe all’isola lo statuto di autonomia all’interno della repubblica francese, sancito dalla costituzione.

Da Genova a Parigi

Marie-Antoinette Maupertuis siede raggiante tra i platani nella piazza di Îl­e-Rousse, una località sulla costa nordoccidentale dell’isola. Questo luogo storico ben si addice all’incontro con la presidente nazionalista del parlamento corso.

La storia francese della Corsica è relativamente giovane. Fino alla metà del settecento l’isola era sotto il dominio di Genova. Nel 1755, quando la città italiana era ormai in declino, i corsi guidati da Pascal Paoli proclamarono una repubblica indipendente. Paoli fondò la città portuale di L’Île-Rousse per controbilanciare la vicina Calvi, ancora in mano ai genovesi. Maupertuis indica una statua tra le palme alle sue spalle: ecco Paoli, che si trova in quasi tutte le città dell’isola.

La repubblica corsa ebbe vita breve. Nel 1769 l’isola fu annessa dalla Francia, dopo che Genova l’aveva segretamente ceduta con il trattato di Versailles dell’anno prima. Il passaggio di proprietà segnò l’introduzione della lingua francese e la chiusura dell’università dell’isola, quella di Corte, capitale storica della Corsica.

Gli attacchi sono un monito a chi, comprando casa sull’isola solo per speculare con Airbnb, priva una località della sua anima

Maupertuis spiega che la Francia ha sempre avuto con l’isola un rapporto di stampo coloniale e di sfruttamento, come succedeva nei territori africani. A titolo di esempio cita il caso Argentella, degli anni sessanta, cioè il piano francese di condurre test nucleari nell’ex miniera di piombo e argento, che suscitò le accese proteste dei corsi. Alla fine il governo optò per la Polinesia, dove i test ebbero conseguenze terribili sull’ambiente e sulla salute della popolazione.

“La richiesta dell’autonomia risale a quegli anni”, racconta Maupertuis. “Era un modo per difendere la natura, per esempio dai test nucleari e dai piani di edilizia costiera imposti dall’alto, ma anche per salvaguardare la lingua e la cultura corse, che rischiano di sparire”.

C’è voluto molto tempo prima che la battaglia trovasse un sostegno politico. Nel 2015 i nazionalisti corsi hanno registrato la prima vittoria schiacciante alle elezioni regionali. In quell’occasione il partito di Maupertuis – Femu a Corsica, favorevole all’autonomia – ha vinto con una coalizione che includeva i sostenitori dell’indipendenza totale, ideologicamente vicini al movimento armato Flnc. Nel frattempo l’alleanza si è sciolta e Femu a Corsica è diventato, da solo, il partito di maggioranza. Uno dei suoi obiettivi è il riconoscimento della lingua corsa e del popolo corso e l’assegnazione di uno status speciale agli abitanti dell’isola per quanto riguarda casa e lavoro.

A dispetto della vittoria nazionalista, spiega Maupertuis, la Francia ha preso sul serio la richiesta d’indipendenza solo dopo l’uccisione di Colonna e gli scontri che sono seguiti. “I giovani non solo erano arrabbiati per la sua morte, ma avevano anche perso la fiducia nei politici. Credevano che un voto democratico per l’autonomia non avrebbe portato a nulla. È un pensiero pericoloso, perché la frustrazione deve trovare uno sfogo”.

Nonostante l’accordo che prevede la dichiarazione dello statuto di autonomia della Corsica nella costituzione francese, la violenza non si è ancora placata. I militanti indipendentisti dell’Flnc ritengono che l’intesa sia insufficiente e il movimento ha minacciato più volte di riprendere la lotta armata. Nei mesi scorsi ci sono state decine di attentati dinamitardi contro case vacanze di francesi che non vivono sull’isola, in gran parte rivendicati dal-
l’Flnc. Nel mirino dei dimostranti nazionalisti è finita anche la seconda casa del ministro della giustizia Éric Dupond-Moretti, mentre il ministro dell’interno Gérald Darmanin ha dovuto cancellare più volte la sua visita in Corsica per ragioni di sicurezza.

La scelta degli obiettivi non è stata casuale. Quasi un terzo delle abitazioni in Corsica è di proprietà di non residenti e spesso si tratta di seconde case di francesi del continente. Inoltre, nell’arco di cinque anni, la popolazione è cresciuta di circa ventimila persone, soprattutto francesi continentali che si sono stabiliti in Corsica. Agli occhi dell’Flnc è un altro segno di colonizzazione. Per effetto di questa tendenza molti isolani, anche del ceto medio, hanno difficoltà a permettersi una casa. Secondo l’istituto di statistica francese circa il 20 per cento della popolazione corsa vive sotto la soglia di povertà. Sulla terrazza del bar di Cargèse, Andréa commenta i recenti attentati con un’alzata di spalle: “Bisogna sottolineare che si tratta solo di danni materiali, non ci sono stati morti”. Gli attacchi sono un monito a chi, comprando casa sull’isola solo per speculare con Airbnb, priva una località della sua anima e fa salire i prezzi alle stelle. “Persone così non fanno niente per la comunità, e qui la comunità è importante”. In tutta l’isola le violenze vengono accolte senza troppi commenti. Finché la Corsica non avrà l’opportunità di rappresentare autonomamente i suoi interessi, azioni simili saranno guardate con comprensione dalla popolazione. E comunque le bombe di oggi sono distanti anni luce dalla lotta armata di un tempo. La vera violenza che qui fa paura è quella di Parigi, simboleggiata in particolare dalla morte di Yvan Colonna.

Una memoria viva

Mentre il sole tramonta su Cargèse, vicino alla cappella di famiglia dei Colonna, alle porte del paese, viene acceso un fuoco. Tavole imbandite con torte, pizza e formaggio di capra corso attendono chi è venuto da lontano. Sono centinaia i visitatori che stasera si sono riuniti per commemorare il martire della causa corsa nell’anniversario della sua morte. La tomba è circondata da innumerevoli bandiere della Corsica, gli scalini che portano al sepolcro sono illuminati da candele su cui è stampata l’immagine di Colonna. C’è chi indossa una maglietta con il suo volto. Musicisti cantano canzoni in corso, alcune scritte apposta per lui.

“Sono molto orgoglioso di essere suo figlio”, dice Ghjuvan Battista, il primogenito di Colonna, accanto a un falò. “Come ogni bambino, lo consideravo un idolo. Era un uomo onesto, serio, coraggioso e leale”. Insieme a molti altri corsi è fermamente convinto della sua innocenza. Al mattino è arrivata anche a lui la notizia sul possibile coinvolgimento dei servizi nella morte del padre. “Non me l’aspettavo, ma non ne sono affatto sorpreso. Le contraddizioni sono troppe. Non dico che lo stato è responsabile, dico che l’ordine è partito dallo stato”. Battista non è un rivoluzionario come il padre, ma ha ereditato da lui il mestiere di pastore di pecore: “Sono al cento per cento corso e a favore dell’indipendenza. Parlo corso con i miei figli, faccio un tipico mestiere corso, lavoro con la terra. E mia figlia si chiama Yvia, in onore di mio padre”. ◆dt

Da sapere

◆ Il 28 settembre 2023 il presidente francese Emmanuel Macron, parlando all’assemblea regionale di Ajaccio, si è detto favorevole all’autonomia della Corsica. Questa non dovrà essere “né contro lo stato né senza lo stato”, cioè all’interno del quadro repubblicano francese.

◆ Il 28 marzo 2024 il parlamento corso ha approvato l’accordo con Parigi che prevede “il riconoscimento di uno statuto di autonomia della Corsica all’interno della Repubblica francese che tenga conto degli interessi legati alla sua insularità mediterranea, alla sua comunità storica, linguistica e culturale”. Afp


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Questo articolo è uscito sul numero 1562 di Internazionale, a pagina 54. Compra questo numero | Abbonati