In rete è circolato un video in cui il presidente Volodymyr Zelenskyj diceva agli ucraini di arrendersi. Guardandolo bene, ci si rendeva conto che la testa di Zelenskyj era troppo grossa, la voce roca. Era un deepfake, un video contraffatto in cui si fa dire a qualcuno frasi che non ha mai detto. Facebook e YouTube lo hanno rimosso. La disinformazione, durante una guerra, è una sfida complessa. E non è l’unica: Mark Zuckerberg ha deciso che in alcuni paesi dell’Europa dell’est sarà possibile incitare all’odio contro la Russia senza essere censurati. Ma è giusto che sia una piattaforma privata a dirci chi possiamo odiare? Domande che tornano spesso e a cui, dopo anni, non abbiamo ancora dato una risposta definitiva. 
Gaia Berruto

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Questo articolo è uscito sul numero 1453 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati