“Move fast and break things”, muoviti velocemente e spacca tutto, è stato il motto con cui Mark Zuckerberg ha creato il suo impero. Passato più di un decennio, l’opinione pubblica si è resa conto dei danni della troppa libertà delle aziende tecnologiche. “Bisogna muoversi velocemente per aggiustare le cose”, fa notare su Time James Steyer, amministratore delegato di Common sense media, un’organizzazione non profit che aiuta le famiglie a orientarsi online. “I bambini ormai usano strumenti d’intelligenza artificiale più di Google”, spiega Steyer, preoccupato che i governi non facciano abbastanza. Anche se, ammette, i legislatori europei dimostrano di essere più decisi a intervenire. 
Gaia Berruto

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Questo articolo è uscito sul numero 1526 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati