Silvio Berlusconi nello studio di Porta a porta, 2014. (Augusto Casasoli, A3/Contrasto)

La giornalista Annalisa Merelli ha scritto sul giornale statunitense Quartz: “Silvio Berlusconi ha inflitto una lunga serie di torti al suo paese, e al mondo.

È stato coinvolto in vicende discutibili e illegali, tra cui l’affiliazione alla P2, una loggia massonica di destra che pianificò un colpo di stato nel 1970; è stato accusato di aver avuto rapporti con la criminalità organizzata; è stato amico di leader autoritari come il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro ungherese Viktor Orbán.

Ha affrontato processi per diverse accuse di corruzione, violazione delle leggi sul finanziamento delle campagne elettorali, falso in bilancio e prostituzione minorile.

È stato condannato per frode e varie volte i processi sono durati così a lungo da essere archiviati per legge, anche se non era stato riconosciuto innocente. ‘La fine di un’era’, ha proclamato il quotidiano italiano la Repubblica. È vero il contrario.

Il danno di Berlusconi al paese si farà sentire per anni. È stato il pioniere di un populismo esportato in tutto il mondo, che incarna molti dei peggiori istinti della cultura italiana.

È stato il prodotto, e poi il responsabile, di una misoginia a causa della quale l’Italia è in ritardo sull’uguaglianza di genere tra i paesi del suo livello. Ha promosso il razzismo, normalizzato l’estremismo (aprendo la strada all’attuale governo di estrema destra), ridicolizzato i diritti lgbt+ e favorito un clima di impunità.

Oltre al suo nefasto impatto culturale, Berlusconi è stato anche l’architetto di una serie di riforme economiche che, a distanza di quasi trent’anni, rendono difficile all’Italia rimanere a galla nel ventunesimo secolo.

È stato un miliardario che ha usato la politica per aumentare la sua enorme ricchezza personale e che ha promosso la deregolamentazione e la liberalizzazione, tagliando miliardi di fondi alla scuola pubblica e alla sanità.

Gli italiani che non erano ancora nati quando Berlusconi annunciò il suo ingresso in politica continuano a pagare per il suo governo. Per loro, e per l’intera nazione, la sua era è tutt’altro che finita”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1516 di Internazionale, a pagina 7. Compra questo numero | Abbonati