I testimoni non si pagano. Questa è una delle regole più importanti per un documentarista. Ma non è forse anche la visibilità una forma di retribuzione? Cosa cambierebbe se dessimo a una persona una paga oraria per il tempo che dedica all’intervistatore? Jess Shane da grande voleva fare la documentarista. Il suo primo progetto raccontava la storia di un’amica ginnasta che a metà degli allenamenti per partecipare alle Olimpiadi aveva deciso di mollare. Il documentario aveva avuto un buon successo, le avevano anche proposto di comprare i diritti per un libro e per un film, e le avevano offerto diversi lavori. Ma la ginnasta l’aveva odiato e quel progetto aveva rovinato la loro amicizia. Oggi Jess si trova ad affrontare una crisi professionale. E se tutte le regole che lei applica ogni volta che comincia a raccontare una storia fossero sbagliate? Quando un committente le chiede di produrre quattro nuovi documentari che siano “sconvolgenti, commoventi e travolgenti”, Jess decide di stravolgere tutte le regole deontologiche. È solo gennaio e probabilmente stiamo già ascoltando uno dei podcast più belli del 2024. L’autrice porta la sua esperienza nella sperimentazione narrativa e sonora al grande pubblico su un tema urgente, ribaltando il rapporto che abbiamo con le storie di persone che consumiamo ogni giorno. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1548 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati