La musica del Lago dei cigni di Čajkovskij risuona in un piccolo appartamento soleggiato nel quartiere Palermo a Buenos Aires, la capitale dell’Argentina. La piccola Varvara Turenko, 4 anni, fa la spaccata sul pavimento con le braccia elegantemente sollevate sopra la testa. Dal divano, il padre Aleksej Turenko e la madre Julia, entrambi di 33 anni, seguono orgogliosi i suoi movimenti. “È sempre più brava”, dice Aleksej, che tiene tra le braccia Mia, di cinque mesi. “Ma qui a Buenos Aires non siamo ancora riusciti a trovare una scuola di danza dello stesso livello di quelle russe”, aggiunge la donna.

È mattina e sul tavolo ci sono un piatto di biscotti e un gioco da tavolo portato da Nižnij Novgorod, la città dove la famiglia viveva quando nel febbraio 2022 il presidente russo Vladimir Putin ha dato l’ordine di invadere l’Ucraina. “Appena ho scoperto di essere incinta, abbiamo cominciato a immaginare un futuro fuori dalla Russia”, racconta Julia.

Prende il cellulare e comincia a scorrere Instagram, dove è molto attiva. “Ecco, qui eravamo appena arrivati in Argentina”, dice mostrando un video in cui saltella, incinta e tutta contenta per la casa nuova. “Ci siamo sentiti i benvenuti fin dal primo giorno. Il sistema sanitario è molto buono, le scuole anche e gli argentini sono abituati ad accogliere persone straniere. A differenza di quello che succede in Europa, non c’è nessuna ostilità verso i russi”, dice. Dopo aver vagabondato un po’ per la Turchia ed essere tornata brevemente in Russia per occuparsi di alcune questioni burocratiche, nel settembre 2022 la famiglia è arrivata a Buenos Aires, poco prima che Putin annunciasse la mobilitazione dei riservisti. “Abbiamo fatto appena in tempo, altrimenti avrei potuto essere chiamato al fronte”, dice Aleksej.

Con le porte aperte

I Turenko fanno parte dei 25mila russi, in maggioranza benestanti, che si stima siano emigrati in Argentina nel 2022. Tra loro ci sono più di dodicimila donne, arrivate nel paese sudamericano per partorire. Secondo il dipartimento argentino per l’immigrazione, sui voli diretti nelle città del paese a volte si contano fino a trenta passeggere russe incinte.

“Questo è il passaporto di Mia”, afferma Julia entusiasta, sventolando il documento blu. I bambini che nascono in Argentina ricevono automaticamente la nazionalità del paese. Di conseguenza, per i genitori è più semplice ottenere il permesso di soggiorno, e in prospettiva anche il passaporto, che consente di entrare in 171 stati senza bisogno del visto.

La lista dei paesi che accolgono i cittadini russi continua ad accorciarsi e le sanzioni internazionali contro Mosca peggiorano la situazione. In Argentina, invece, per i russi la porta è ancora spalancata. Una volta arrivati, possono rimanere per tre mesi senza bisogno di chiedere un visto speciale. I rapporti tra l’ex presidente peronista Cristina Fernández de Kirchner e Putin sono stretti da anni: durante la pandemia di covid-19, per esempio, è stata Mosca a fornire a Buenos Aires il vaccino Sputnik.

Quasi tutte le persone che arrivano hanno soldi, hanno studiato e parlano l’inglese

“Qui finalmente cominciamo a lasciarci alle spalle lo stress della guerra”, dice Julia mentre mette Mia nella culla. “All’inizio pensavamo di continuare il viaggio fino agli Stati Uniti, ma per ora abbiamo deciso di fermarci qui. Ci stiamo costruendo una nuova vita”.

I Turenko si erano informati in modo molto accurato prima di partire e a Buenos Aires hanno potuto contare sull’aiuto di un interprete loro connazionale. Ma tanti russi che decidono di andare via dal loro paese si rivolgono ad agenzie d’intermediazione argentine costosissime: per un pacchetto completo, comprensivo di parto in una clinica privata, passaporto per il neonato e permesso di soggiorno per i genitori, possono chiedere anche trentamila euro.

Sono attività poco trasparenti gestite da organizzazioni criminali, sottolinea l’avvocato Christian Rubilar, soddisfatto delle recenti ispezioni che la giustizia argentina ha condotto in varie agenzie di intermediazione sospette. “Offrono passaporti e permessi di soggiorno, ma si tratta di operazioni illegali perché normalmente per ottenere un permesso di soggiorno ci vuole qualche anno”, spiega.

Rubilar è specializzato in diritto dell’immigrazione e per anni si è occupato delle pratiche degli immigrati cinesi in Argentina. Oggi ha più di duecento clienti russi, racconta in un locale a due passi dal tribunale dove pranza spesso per lavoro. Arriva con indosso una giacca e si trattiene poco perché nella sala sul retro alcuni clienti lo stanno aspettando.

Maksim Levošhin ed Ekaterina Gordenko. Buenos Aires, marzo 2023 (Sarah Pabst)

Il primo gruppo di russi atterrato in Argentina, nel maggio 2022, era formato soprattutto da uomini, disertori in fuga dalla guerra. “Tra loro c’erano perfino militari di professione. Una volta ho aiutato un’intera famiglia di piloti”, racconta Rubilar. Oggi arrivano per lo più giovani donne o coppie sulla trentina che vogliono costruirsi una nuova vita. Hanno un livello d’istruzione alto e soldi a disposizione. E quasi tutti cominciano la loro esperienza in Argentina affittando un appartamento nel costoso quartiere Palermo, fa notare l’avvocato.

Da quando a febbraio questo turismo del parto è venuto alla luce, le autorità argentine sono diventate più severe. Il timore è che i gruppi criminali comincino a gestire il fenomeno migratorio alimentando un traffico di passaporti e di permessi di soggiorno falsi. A febbraio in Slovenia sono state fermate due spie russe in possesso di passaporti argentini. Secondo l’agenzia di stampa Associated Press, al fenomeno si interessano anche i politici di Mosca, che in parlamento stanno discutendo se escludere le donne che partoriscono all’estero dal cosiddetto fondo maternità, un contributo economico per le madri.

Intanto la Dirección nacional de migraciones (un ufficio del ministero dell’interno argentino) ha cominciato a ritirare i permessi di soggiorno a chi risiede saltuariamente nel paese sudamericano. Inoltre sono stati inaspriti i controlli in aeroporto, per esempio per accertare che lo scopo del viaggio sia turistico. Una sera Rubilar ha ricevuto una chiamata urgente: all’arrivo a Buenos Aires le autorità hanno impedito di entrare nel paese a sei russe che non avevano un biglietto di ritorno. Una di loro, Marija Konovalova, era al sesto mese di gravidanza. Grazie all’intervento di Rubilar sono state tutte rilasciate.

Da allora Marija, 26 anni, vive con il marito Yuri – arrivato due settimane dopo di lei – in un monolocale nel quartiere Palermo. Alla parete sono appese le coniugazioni verbali in spagnolo con la traduzione in russo.

“Non mi definisco migrante, ma rifugiata”, dice la donna, che ha i capelli rosso acceso e una spada tatuata sul braccio. In Russia non si sentiva sicura neanche prima della guerra: “Avevo relazioni con uomini e con donne. La prima volta che ho visto delle coppie omosessuali tenersi per mano è stato qui in Argentina. In Russia era impensabile. Sto sperimentando cosa sia la libertà”, aggiunge. Ha fatto la prima ecografia in Russia. Quando i medici le hanno detto che aspettava un maschio, Marija ha deciso di partire il più in fretta possibile. “Non voglio che un giorno mio figlio debba andare in guerra”, dice versandosi del tè.

Dal punto di vista finanziario, Marija non ha la stessa disponibilità della maggioranza dei russi che si sono stabiliti nel quartiere. Per andarsene ha chiesto aiuto alla famiglia. Tra poco comincerà a insegnare online ad alcuni studenti russi. Poi cercherà di far arrivare in Argentina quello che guadagna, in forma di criptovaluta. Yuri siede silenzioso davanti al computer in un angolo del monolocale. “Non è ancora riuscito a trovare lavoro. Io mi sono ambientata, ma credo che lui senta la mancanza della famiglia e degli amici”, spiega Marija.

Risorsa preziosa

Poco lontano, Maksim Levošhin e la moglie Ekaterina Gordenko passeggiano nel giardino botanico con il piccolo Leo di un mese. È mattina, ma fa già molto caldo. Ormai s’incrociano spesso persone che parlano russo per strada. Qualche giorno prima hanno ritirato il passaporto argentino di Leo.

I due giovani genitori sono convinti che in Argentina ce la faranno. Quando è scoppiata la guerra, erano negli Emirati Arabi Uniti: Maksim era partito per un viaggio di lavoro mentre Ekaterina lo aveva accompagnato per fare shopping. “Abbiamo deciso che era più prudente non rientrare in Russia”, raccontano. Hanno fatto qualche ricerca e hanno pensato che l’Argentina fosse una buona meta per stabilirsi. “È un paese abituato ai migranti. I nostri vicini hanno origini italiane, altri hanno antenati tedeschi, è una terra d’immigrazione. In più non diamo nell’occhio, perché le influenze europee sono forti”, dice Gordenko.

Nel frattempo sono arrivate altre sei coppie di amici. Secondo l’avvocato Rubilar le autorità di Buenos Aires dovrebbero semplificare la burocrazia per i cittadini e le cittadine russe che vogliono stabilirsi in Argentina. Sono soprattutto persone benestanti e del ceto medio: quasi tutti hanno soldi, hanno studiato e parlano bene l’inglese. Potrebbero essere una risorsa preziosa, soprattutto ora che molti argentini vogliono andarsene a causa della crisi economica”, dice l’avvocato. “Non dobbiamo respingerli e di certo non dobbiamo perderli a favore di paesi come il Brasile o gli Stati Uniti”.

Levošhin sviluppa programmi informatici per un’azienda internazionale ed è pagato in dollari. “Stiamo bene qui, tra l’altro non dipendiamo dall’economia locale”, spiega.

La coppia crede che la guerra in Ucraina non finirà presto. “E quando finirà, migliaia di giovani torneranno dal fronte traumatizzati, dopo aver visto e vissuto molta violenza. Che tipo di società si potrà costruire? Non voglio crescere mio figlio in un paese del genere. E poi la sua nazionalità argentina in futuro gli permetterà anche di non essere reclutato nell’esercito di Mosca”, aggiunge Levošhin. ◆vf

Da sapere
Una scelta vantaggiosa

◆ L’Argentina attraversa una grave crisi economica: nel 2022 l’inflazione ha superato il 100 per cento, una delle più alte del mondo. Tuttavia dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, nel febbraio 2022, migliaia di donne russe hanno scelto il paese latinoamericano per stabilirsi e far nascere i loro figli, che ricevono automaticamente la nazionalità argentina. Secondo la Dirección nacional de migraciones, un ufficio del ministero dell’interno, l’anno scorso sono arrivate quasi undicimila donne russe, di cui 6.400 hanno partorito. Le autorità temono che dietro a questi arrivi ci siano delle reti criminali. Bbc


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Questo articolo è uscito sul numero 1512 di Internazionale, a pagina 46. Compra questo numero | Abbonati