“Adoro Zakopane”, afferma Muhammad, 33 anni, di Dubai, una moglie e quattro figli che durante l’intervista mi guardano con curiosità. “È già la terza volta che vengono qui. La prima volta ero con un collega, poi ho portato tutta la famiglia. Anche loro si sono innamorati di questo posto”. La moglie fa cenno di sì con la testa, i bambini – il più piccolo è seduto nel passeggino – continuano a guardare questo straniero che li ha fermati durante la passeggiata a Krupówki, la via più turistica della città polacca. “Quest’anno è la prima volta che li porto in montagna”, dice orgoglioso.

A un centinaio di metri di distanza c’è una carrozza a cavalli. Jan, 54 anni, ha appena trasportato una famiglia. “Non so da dove siano venuti, non m’interessa, l’importante è che abbiano pagato”, afferma con una certa riluttanza. Un cliente su due è arabo, ormai ci ha fatto l’abitudine. “Non fanno problemi, a volte provano a tirare sul prezzo, ma io non cedo”, spiega. Però non parla male di loro, perché l’importante è che i conti tornino. “Sono contenta che arrivino, ci mancherebbe”, dice la proprietaria di una pasticceria. “Portano denaro, amano i dolci e spendono volentieri. Hanno un aspetto diverso, ma cosa importa? L’importante è che si comportino bene”.

La camera di commercio della regione dei monti Tatra stima che circa il 40 per cento del flusso turistico di Zakopane sia rappresentato da turisti del Medio Oriente (le autorità cittadine invece non hanno dati statistici sul flusso turistico). Negli alberghi di lusso gli arabi arrivano a essere l’80 per cento della clientela. Ce ne sono molti anche a Cracovia. La penisola arabica s’è innamorata del sud della Polonia. Ma è un amore ricambiato?

Bagni allagati

I primi turisti dal golfo Persico sono arrivati a Zakopane nel 2018, quando la linea aerea Emirates, in collaborazione con Flydubai, ha inaugurato il primo collegamento diretto con Cracovia.

Agata Wojtowicz, presidente della camera di commercio dei monti Tatra, ricorda che in quegli anni si raccontava di un visitatore, proprietario di un’agenzia turistica negli Emirati Arabi Uniti, che arrivato da Dubai a Zakopane era rimasto incantato dalla città. “Tornato a casa ne ha parlato a dei conoscenti, che hanno deciso di venire a Zakopane e così è cominciato il passaparola”, dice Wojtowicz.

Prima della pandemia a Zakopane arrivavano solo le famiglie arabe con figli, ma da un po’ di tempo vengono anche coppie senza figli, attirate dalla notorietà del posto. “Alcune sono tornate qualche anno dopo, insieme ai figli piccoli”, continua Wojtowicz. Per gli abitanti della penisola araba Zakopane è diventata una destinazione obbligatoria in Europa.

“Quelli di oggi sono completamente diversi da quelli di appena tre anni fa”, racconta l’addetta alla reception di un piccolo albergo nei pressi del monte Krokiew. Quando le chiedo di spiegarsi meglio, si prende un attimo per trovare l’espressione giusta. “Ecco, sono molto più europeizzati”, precisa. “Quelli di prima erano piuttosto difficili, volevano che esaudissimo tutte le loro richieste. Ordinavano, si stupivano se le cose non erano come avevano chiesto e poi si lamentavano. Inoltre lasciavano le stanze molto in disordine e l’immondizia davanti all’albergo. Ma non nei bidoni, davanti alla porta d’ingresso. Anche gli asciugamani imbrattati di non so che cosa. Oggi in termini di pulizia lo standard è quello di un turista medio europeo. La sola differenza è che lasciano sempre i bagni allagati, perché non asciugano. Comunque non è un grosso problema, ci si abitua”, osserva.

Il cambiamento che l’ha colpita di più è l’aspetto delle donne. “All’inizio quasi tutte indossavano il burqa. Le chiamavamo cassette postali, perché si vedevano solo gli occhi e sembrava che guardassero da dentro una scatola”, sorride la receptionist. “Oggi invece una turista con il burqa è una rarità. Le donne adulte sono vestite da capo a piedi, come vuole l’usanza, ma con degli abiti comuni. Si limitano a mettere un foulard sui capelli, lasciando il viso scoperto. Solo qualche anziana se lo copre ancora”.

“Sono completamente diversi e non ci si può più lamentare. E con loro si guadagna davvero bene, perché prendono le stanze per almeno una settimana, non come i polacchi che prenotano solo per tre o quattro giorni. Le mie colleghe che lavorano negli hotel di lusso di Krupówki raccontano che a volte gli uomini affittano diverse stanze perché portano più mogli. Probabilmente si tratta solo degli uomini più ricchi, quelli che vengono da noi non sembrano potersi permettere di mantenere più mogli”, aggiunge.

Diversi turisti polacchi con cui abbiamo parlato a Krupówki pensavano che gli arabi venissero a Zakopane attirati dai prezzi accessibili. Ma i visitatori del golfo ci hanno spiegato che non è così. “I prezzi sono simili ai nostri, forse anche un po’ più alti”, racconta un uomo sui trent’anni del Kuwait (non vuole dire il suo nome e chiede di non fare domande a sua moglie). Anche Muhammad dice che i prezzi di Zakopane non sono molto diversi da quelli di Dubai. Ha anche notato che negli anni scorsi la Polonia era più economica.

Wojtowicz spiega che non si tratta di un gruppo omogeneo: “Ci sono i ricchi, che alloggiano negli alberghi di lusso del centro, ma anche quelli della classe media, che scelgono stanze o appartamenti di standard inferiore”. Proprio come la maggior parte di loro, Muhammad ha trovato l’albergo con l’app di Booking. Sono arrivati a Cracovia in aereo, poi hanno preso un taxibus per Zakopane.

Si percepisce chiaramente che gli abitanti accettano i visitatori arabi per necessità, perché gli salvano la stagione

Quello che agli arabi piace di più dei monti Tatra sono le condizioni del tempo. A Zakopane è spesso nuvoloso e sembra sempre che stia per piovere. Probabilmente sono gli unici a esserne contenti. “Da noi la pioggia è quasi inesistente. E poi qui è pieno di alberi, erba, fiori. Si può fare una passeggiata al fresco. In questo momento a Dubai ci sono circa quaranta gradi”, sorride l’uomo e la moglie annuisce con la testa coperta dal foulard.

Contrattare sul prezzo

Wojtowicz ha parlato con molti turisti arabi e quasi tutti le hanno confermato cosa li affascina di più a Zakopane: il verde onnipresente, il clima e la freschezza dell’aria di montagna. “All’inizio mi sono chiesta perché proprio quest’aria, considerato che lo smog ha reso Zakopane uno dei posti più inquinati della Polonia. Ma dopo alcune conversazioni ho capito che per chi vive in posti così caldi, che è sempre con l’aria condizionata, il nostro clima è una specie di toccasana. Finalmente possono uscire, passeggiare e respirare liberamente”.

Qualche giorno fa ha incrociato un gruppo di turisti arabi. Stavano tutti con il telefono in mano a fotografare i fiori di una comunissima aiuola. Passeggiare è l’attività principale dei turisti provenienti dagli Emirati Arabi Uniti o dal Kuwait. Non sono interessati alla cultura locale, non visitano i musei. Li si può trovare nelle piccole valli laterali, sulla ferrovia del monte Kasprowy Wierch o a fare rafting sul fiume Dunajec.

Visitano i negozi di souvenir. “La cosa peggiore è che vogliono sempre contrattare sul prezzo”, racconta il proprietario di uno dei negozi. “Discount, discount, ripetono in continuazione. E quando gli dico che non si fanno sconti, la metà si offende e se ne va. Oppure mi mettono delle banconote in mano, come se la cosa dovesse convincermi ad abbassare il prezzo”. Riconosce che molti di loro sembrano essersi abituati al fatto che la gente di montagna non ha l’abitudine di contrattare quindi pagano l’intero importo, dopo aver comunque provato una volta a far scendere il prezzo. “Si dice che sono ricchi, ma quando si tratta di pagare storcono il naso. Volevano due ombrelli, digito la cifra alla cassa, cento złoty (circa 21 euro), e loro gridano ‘Oh my God’, posano gli ombrelli e comprano due cappe antipioggia da dieci złoty l’una”.

Alla domanda su quale sia l’atteggiamento degli abitanti del posto nei confronti dei turisti arabi, una commessa risponde che vanno bene a tutti. “Una volta alcuni turisti si offendevano con me e dicevano che ero razzista quando li invitavo a uscire dal mio negozio. Non era il colore della loro pelle a darmi fastidio, ovviamente, ma il fatto che avessero addosso tanto di quel profumo che non se ne andava neanche dopo aver arieggiato il locale a fine giornata. Non si tratta di un mio capriccio, ma della mia salute: sono allergica e se qualcuno si rovescia addosso un’intera bottiglia di profumo non riesco a respirare. Dopo alcuni fraintendimenti ho scaricato un traduttore automatico sul mio telefono e poi ho messo un cartello: ‘Non si servono clienti profumati. Sono allergica, non sono razzista’”.

Michał è un tassista di 29 anni. Ci dice ridendo che a Zakopane, a differenza delle altre città polacche, non sono gli arabi a trasportare i polacchi, ma il contrario. “Dico così per ridere, non è che la cosa mi dia fastidio”, aggiunge. “Non creano problemi, solo parlano molto e a voce alta nella loro lingua. Ma con un paio di cuffie si sopravvive”.

Ad andare per la maggiore tra i turisti dei paesi del golfo (oltre ai profumi) sono il miele e le caramelle mou, le cosiddette krówki. Non a caso i vasetti di liquido giallastro e i sacchetti pieni di caramelle sono posizionati nei punti più in vista delle bancarelle. Ma anche il signor Marian del negozio di valigie ci guadagna, perché alla fine in un modo o nell’altro tutti questi dolci devono essere portati a casa. La cosa interessante è che il reparto gastronomico non trae molti vantaggi dalla loro presenza.

“Di clienti arabi ne vediamo pochi, preferiscono i caffè e le pasticcerie”, dice la cameriera di una taverna tradizionale. “Di solito mi chiedono se abbiamo carne halal. Quando rispondo di no mi chiedono se almeno prepariamo la carne di pollo e quella di maiale su griglie separate. Quando si sentono rispondere che noi, come tutti del resto, non arrostiamo le carni separatamente se ne vanno”.

Tutti al supermercato

Di fronte c’è un locale che vende kebab. Lì qualche turista arabo lo si può incontrare. “Hanno da ridire su tutto”, dice la ragazza che ci lavora durante le vacanze. “Non è solo la questione della carne halal, non si tratta di questo. Il punto è che molti non parlano bene l’inglese, si spiegano a malapena, ma sono molto esigenti. Non vorrei sembrare razzista, ma preferisco i clienti polacchi perché si limitano a dirti che tipo di carne vogliono, che tipo di pane, la salsa all’aglio, piccante oppure no. Gli arabi invece di decidere prima come vogliono il panino, nel bel mezzo dell’ordine cominciano a discutere, quello non vuole il cetriolo, quell’altro vuole poco pomodoro, chi preferisce tanta cipolla. E alla fine non riescono a spiegarsi bene, ricevono quello che non volevano e se la prendono con noi”, spiega la ragazza.

Per i turisti arabi la cucina locale è una sfida e di solito finiscono per mangiare un’insalata, una pizza o un piatto di pasta. Oppure per disperazione vanno al supermercato, dove non di rado incrociano gruppi o coppie di turisti israeliani, anche loro in aumento nelle località dei Tatra.

Da alcune conversazioni si percepisce chiaramente che gli abitanti di Zakopane accettano i visitatori arabi per necessità, perché gli salvano la stagione. Anno dopo anno i turisti polacchi sono meno numerosi e così gli abitanti del posto tengono per sé le loro obiezioni e si sforzano di sorridere ai loro nuovi “datori di lavoro”.

Quando chiedo a Muhammad come si trova in Polonia, risponde convinto: “I polacchi sono gentili e ci trattano bene”. Poi chiude la conversazione perché è ansioso di riprendere la passeggiata che ha interrotto. ◆ dp

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Questo articolo è uscito sul numero 1545 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati