16 novembre 2016 13:06

Caro bibliopatologo,
penso di essere affetto da un’insolita forma di “sindrome da segnalibro”, che mi porta a infilare tra le pagine bustine del tè, biglietti aerei, del treno, di musei e manifestazioni, etichette varie, biglietti da visita, biglietti di ristoranti e alberghi, cartoline, cartoncini di auguri. Bustine del tè, per lo più; di tutti i tipi, le bustine rosse dell’irish breakfast, quelle gialline dell’earl grey, arancioni dell’orange pekoe, nere del prince of Wales, fino a quelle esotiche dei tè speziati. Insomma, aprendo uno dei miei libri ne scivolano fuori a dozzine. Ultimamente mi sono accorto però di cercare di abbinare il tipo di tè al libro che leggo, e questo ha cominciato a preoccuparmi, crede che sia grave? Esiste una cura?
— Giovanni

Caro Giovanni,
quella che tu chiami “sindrome da segnalibro” è un disturbo noto a noi bibliopatologi sotto l’etichetta diagnostica di “coazione al club sandwich”. Una patologia che consiste nel farcire i libri con ogni sorta di companatico – cartaceo di solito, ma talvolta anche alimentare, fette di mortadella eccetera – fino ad alterarne il volume in modo significativo; nei casi più gravi, diventa fisicamente impossibile richiudere il libro imbottito, e allora si parla di “sindrome del portafogli di George Costanza” (da questo video illustrativo capirai perché).

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Le ragioni possono essere varie, e variamente sentimentali. C’è chi riproduce con i libri il modello inconscio della Smemoranda del liceo o della bacheca di sughero da tappezzare di effetti personali. E c’è chi predispone bombe a orologeria emotive, come faceva mio papà: infilava in qualche libro a caso foglietti che sarebbe stato contento di ritrovare dieci o vent’anni dopo – biglietti di auguri, disegni di noi bambini – e se ne dimenticava. Non è un disturbo grave, e il massimo che noi bibliopatologi possiamo prescrivere, in casi come il tuo, è una blanda quarantena, che consiste nell’impedirvi l’accesso al prestito. Nell’interesse dei soggetti più deboli da tutelare, beninteso, ossia dei libri e del loro diritto a non essere trattati come anatre da foie gras.

La tua variante, però, ha qualcosa di malsano. Abbinare libri e bustine di tè equivale infatti a capitolare davanti a una delle grandi sciagure degli ultimi anni. Vuoi sapere qual è, in una formula? Le spezie hanno ucciso la letteratura. Ti elenco alcuni titoli di romanzi, alla rinfusa: Il profumo delle foglie di tè, Il gusto proibito dello zenzero, I giorni del miele e dello zenzero, Felicità è un pizzico di noce moscata, Il giardino delle spezie segrete, Un bacio alla cannella, Profumo di caffè e cardamomo, Profumo di timo, Alicia zenzero e cannella, Il cuore selvatico del ginepro, Zia Antonia sapeva di menta, Aglio, menta e basilico, L’anno dei fiori di papavero, Tè nero, vaniglia e baci allo zenzero, Un soffio di vaniglia fra le dita, Sette fiori di senape, Il profumo del pane alla lavanda, Dolcezze al miele di lavanda, Il basilico raccolto all’alba.

Il più antico focolaio del contagio olfattivo è stato individuato dal reparto virologia del nostro Istituto bibliopatologico nell’America Latina, e i grandi untori si chiamano Jorge Amado (Gabriella garofano e cannella) e Isabel Allende (Afrodita); ma le zaffate più recenti provengono dal Medio Oriente, tanto che ficcando il naso in certi reparti delle grandi librerie ci si sente storditi e inebriati – “intrappolati nel pigiama di un sultano”, come direbbe Sheldon Cooper. Quali mutazioni potrà subire il virus nei prossimi anni? Che cosa ci aspetta?

Cito da Fatti inquietanti di J. Rodolfo Wilcock, 1960, una rassegna di premonizioni pescate dai giornali dell’epoca, che considero il mio personale Nostradamus:

Un quotidiano di Johannesburg, il Rand Daily Mail, ha pubblicato nell’ottobre del 1959, per la prima volta in un giornale, la fotografia di una ragazza con in mano un mazzo di rose rosse, il cui inchiostro era stato impregnato di profumo, e spargeva verso il lettore l’aroma delle rose. Questa tecnica verrà anche impiegata per la pubblicità di salumi, pesce in conserva (baccalà o acciughe), sigari, sauerkraut e altri prodotti simili?

Forse ci attende una stagione di romanzi pot-pourri con inchiostri odoranti, come forma di resistenza alla deprivazione sensoriale prefigurata dagli ebook. Ci saranno edizioni di Moby Dick da conservare sott’olio. Aprire L’amante di Lady Chatterley trasformerà qualunque stanza in un fienile. Nessuno si avvicinerà più a La peste di Camus. Il pasto nudo di Burroughs avrà un’edizione a tiratura limitata per microonde. Per adesso, che io sappia, queste cose le fanno solo nei libri per l’infanzia, ma come diceva Bruno Munari, l’inventore dei libri illeggibili, “i bambini di oggi sono gli adulti di domani”. Nell’attesa dell’apocalisse sensoriale che stai contribuendo ad accelerare, ti consiglio di farti uno spuntino con il Sandwich book del designer polacco Paweł Piotrowski.

Il Sandwich book del designer polacco Paweł Piotrowski.

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