Cultura Schermi
Dogman
Caleb Landry Jones
Francia 2023, 114’. In sala
Dogman (dr)

Un giorno Luc Besson ha scoperto che in inglese dog (cane) letto al contrario è god (dio). E così ecco Douglas (Caleb Landry Jones), alias Dogman, il suo nuovo esemplare di bambino maltrattato che ha solo solitudine e violenza da offrire a un mondo marcio. Trattato come un cane e ridotto in sedia a rotelle da un padre violento, Douglas si preferisce travestito da donna e vive circondato da cani la cui “unica colpa” è quella di “fidarsi degli esseri umani”. La sua via crucis, raccontata a una psicologa attraverso dei flashback, sembra un remix dei grandi successi di Besson (Nikita, Léon) con l’inserimento di elementi di moda (un cabaret di drag queen, una madre single con un ex violento) in un misticismo da fumetto pesante come la sua debilitante misantropia. Il film ha un jolly (anzi meglio un joker): Caleb Landry Jones attraversa con grazia miracolosa questo pasticcio pensato per accompagnare la riabilitazione mediatica dell’autore.
Nicolas Schaller, L’Obs

Normale
Benoît Poelvoorde, Justine Lacroix
Francia / Belgio 2023, 87’. In sala

Lucie (Justine Lacroix), 15 anni, e William (Benoît Poelvoorde), suo padre, vivono praticamente in povertà, dopo l’incidente in moto in cui è morta la madre e con la sclerosi multipla che ha colpito William. Lui è un buon diavolo, indebolito dalla malattia. Trabocca di affetto per la figlia e prova a far finta che tutto fili liscio. Lucie non è stupida. La sua priorità è tenere il padre accanto a sé il più a lungo possibile, e finisce per trascurarsi. Il quadro potrebbe sembrare pietistico. Non è così. Soprattutto perché con Olivier Babinet l’umorismo, la fantasia e la poesia trapelano da ogni fessura. Già in Swagger (2016) e Poissonsexe (2019) ha cancellato i confini tra reale e fantastico, pesantezza e leggerezza. E con Normale continua a farlo.
Véronique Cauhapé, Le Monde

Fair play
Phoebe Dynevor, Alden Ehrenreich
Stati Uniti 2023, 113’. Netflix
Fair play (dr)

Fair play non è il thriller erotico disperatamente cercato dall’algoritmo di Netflix. C’è sesso, certo, e anche un duello psicologico. Ma zero desiderio perverso. È un film sgradevole e questo non è un difetto. Fair play parla di quel tipo di uomo con cui molte donne hanno avuto a che fare, che sembra perfetto e sta al loro fianco finché ha il controllo della situazione. E parla anche di quel tipo di donna che molte temono di diventare, che si rendono conto troppo tardi di essersi illuse. Emily (Phoebe Dynevor) e Luke (Alden Ehrenreich) sono colleghi in un fondo d’investimento di New York e hanno poco saggiamente mescolato lavoro e amore. La loro relazione va contro la politica aziendale e così la tengono segreta. Quando un dirigente viene licenziato, si aspettano che Luke sia promosso, invece il posto va a Emily. Lui sembra contento, ma un’ombra passa sui suoi occhi. Domont, che ha scritto anche la sceneggiatura, ha trovato un bel modo per destabilizzare il pubblico. Luke è pessimo ed Ehrenreich lo rende molto credibile. Ma, nella visione della regista, anche Emily dev’essere un po’ mostruosa. E l’orribile mondo della finanza è ritratto in modo realistico.
Clarisse Loughrey, Independent

Totally killer
Kiernan Shipka
Stati Uniti 2023, 87’. PrimeVideo

Gli slasher movie sono un terreno fertile per i mash-up (potremmo coniare il termine slash-up). La Blumhouse lo sa bene visto che ha prodotto Happy death day (che è Ricomincio da capo con le coltellate) e Freaky (Un pazzo venerdì con le coltellate). Ora gira il coltello nella piaga con Totally killer ovvero Ritorno al futuro con le coltellate. Quando riemerge un killer che nel 1987 aveva ucciso tre adolescenti, Jamie (Kiernan Shipka), che è finita nel mirino dell’omicida, torna accidentalmente indietro nel tempo. Dovrà salvare la madre e forse anche qualcos’altro. Questa commedia sanguinosa non è un capolavoro, ma una combinazione da urlo tra Halloween e Ritorno al futuro.
Ben Travis, Empire

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1533 - 13 ottobre 2023
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