15 gennaio 2012 23:23

In Ungheria ci sono quattro partiti di opposizione, di cui uno solo frequentabile. I socialisti dall’ottobre del 2011 sono divisi in due formazioni, l’MSZP e il nuovo partito dell’ex premier Ferenc Gyurcsány, Demokratikus Koalíció (Coalizione democratica). Ma per quanto divisi, rimangono tutti associati alla corruzione che ha segnato i loro otto anni di governo (2002-2010). Jobbik, nonostante il nome da elfo pacioso, è un partito di estrema destra. E poi ci sono i verdi di LMP (Lehet Más a Politika - Politics can be different). Nati nel 2009, appena un anno dopo hanno ottenuto il 7,48 per cento dei voti alle elezioni politiche, guadagnandosi sedici seggi in parlamento.

Dániel Fehér cura le relazioni internazionali di LMP, vive a Bruxelles e, in questo periodo, non ha un attimo di tregua. Se un tempo faceva fatica a realizzare la sua rassegna stampa sull’Ungheria, “oggi invece…”. Oggi invece il paese fa parlare di sé, grazie al piglio autoritario e antidemocratico del suo primo ministro, Viktor Orbán. Chiedo a Dániel se gli articoli e i commenti, spesso critici, che la stampa straniera dedica regolarmente al suo paese siano eccessivi. “Non direi, perché le critiche sono state molto graduali”, risponde, “proprio come le pressioni delle istituzioni europee”. Il governo di Budapest ha cominciato a ricevere ammonimenti mesi fa, ma li ha sistematicamente ignorati. “Certo, l’Ungheria non è importante come la Grecia: è un paese piccolo e non fa parte della zona euro. Ma Orbán ha commesso un grosso errore di valutazione: non ha capito come stava evolvendo la situazione generale. Secondo me a fine dicembre era ancora in tempo a fare dietrofront. Invece ha tirato dritto, e la Commissione europea ha perso la pazienza”.

L’11 gennaio Bruxelles ha lanciato un ultimatum: se le leggi recentemente adottate in Ungheria non dovessero essere conformi al diritto europeo, la Commissione potrebbe ricorrere alla procedura d’infrazione. Il giorno dopo è arrivata una prima reazione, un intervento dai toni difensivi pubblicato dal ministro degli esteri ungherese János Martonyi su The European Voice. Il 13 gennaio, in conferenza stampa, Orbán si è detto pronto a negoziare con la Commissione e il Fondo monetario internazionale (Fmi).

“Cederà, non ha altra scelta”, spiega Dániel. “Ha bisogno dei soldi dell’Fmi, e quest’ultimo non si muoverà senza l’accordo della Commissione”. Ma Orbán resterà al potere, “a meno che non si crei una spaccatura all’interno del suo partito, il Fidesz, cosa molto improbabile”. Il problema, prosegue Dániel, è che l’LMP non può allearsi con nessuno dei partiti di opposizione in vista delle prossime elezioni: “Secondo la stampa antigovernativa, in mano ai socialisti, con il nostro atteggiamento contribuiamo a tenere al potere Orbán. Ma non è possibile scendere a patti con i socialisti, fanno parte della stessa vecchia élite corrotta a cui appartiene il Fidesz. In Ungheria la principale linea di demarcazione politica non è tra destra e sinistra, ma tra vecchie élite e nuove forze politiche”.

A questo proposito il politologo Gábor Török ricordava di recente che l’Ungheria, a differenza di altri paesi dell’ex Unione Sovietica, fino a pochi anni fa è stata dominata solamente da due partiti, il Fidesz e l’MSZP, che nel 2006 insieme hanno ottenuto l’85 per cento dei voti. Poi, con l’entrata in parlamento di due nuovi partiti (LMP e Jobbik), “le elezioni del 2010 hanno chiaramente interrotto questa tendenza”. Si è messo in moto un cambiamento importante, ma non è facile prevedere dove porterà il paese.

Senza essere politicamente impegnati come Dániel, molti ungheresi che vivono a Bruxelles condividono i suoi giudizi sul governo. Una ragazza mi spiegava di temere che l’assenza di un’opposizione di sinistra forte e credibile rafforzi l’estrema destra, soprattutto in tempi “di frustrazione” come questi.

A chi, come loro, s’interessa alle sorti dell’Ungheria ma, come me, non spiccica una parola di lingua magiara, potrebbero interessare il blog The Contrarian Hungarian e il sito Hu-lala, fondato da tre giornalisti francesi che vivono a Budapest.

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