Lo stallo sui migranti al confine tra Polonia e Bielorussia rischia di trasformarsi in una pericolosa crisi internazionale. Da mesi il governo di Varsavia e quelli di Lituania e Lettonia accusano Minsk di favorire l’ingresso nel loro territorio di persone provenienti dal Medio Oriente e dall’Asia come ritorsione per le sanzioni imposte dall’Unione europea contro il presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko. La tensione è salita ulteriormente all’inizio di novembre, quando migliaia di migranti si sono radunati nei pressi del valico di confine di Kuznica. La Polonia ha schierato l’esercito per sbarrargli la strada, costringendoli ad accamparsi lungo la frontiera, e ha dichiarato lo stato di emergenza nella zona, rendendola inaccessibile ai giornalisti e alle organizzazioni umanitarie. Secondo il premier polacco Mateusz Morawiecki, riferisce la Reuters, la Bielorussia spalleggiata dalla Russia vuole provocare un incidente, e presto “potrebbero essere sparati dei colpi”. La Nato si è detta pronta a intervenire per sventare quello che definisce un “attacco ibrido” contro un suo stato membro. Dopo le tensioni sui respingimenti illegali dei richiedenti asilo, anche la Commissione europea si è schierata con Varsavia.

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Questo articolo è uscito sul numero 1435 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati