In un inizio spaventoso, ma anche destabilizzante ci viene presentato Bob Zellner (Lucas Till), giovane dell’Alabama, nipote di un klansman, diventato attivista del movimento per i diritti civili nell’Alabama dell’inizio degli anni sessanta. La sceneggiatura di Barry Alexander Brown, montatore di molti film di Spike Lee, basata sul libro di memorie dello stesso Zellner, riesce un po’ ad alleggerire il peso dei cliché. Ma rimane il fatto che raccontare la storia di un bianco, trattato violentemente ma che protesta da una prospettiva di relativa sicurezza confinando gli attivisti neri in ruoli secondari, oggi suona come una proposta ideologicamente discutibile. A parte questo il film è ragionevolmente avvincente.

Ben Kenigsberg, The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1438 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati