Arca (Hart Leshkina)

Arca capisce più di ogni altra artista la condizione umana. La illumina con la musica, le performance, i video e qualsiasi altro strumento scelga per esprimersi. Il mondo che ha creato sfida qualsiasi etichetta di genere e identità. Trova liberazione nell’entropia e nel caos. Ognuno dei dischi della serie Kick esplora un pezzo dell’identità che vive dentro di lei, come dimostrano le copertine: nel primo album Arca ha forma umana, mentre nell’ultimo, kiCK iiiii, quella di una dea. Il titolo della serie, come ha spiegato Arca, si riferisce ai calcetti che un feto dà dentro l’utero. Gestazione e transizione, nascita e rinascita sono esplorate come un processo continuo e ciclico. I diversi stati interiori dell’autrice sono riflessi dalla pasta sonora di ogni disco, dal pomposo reggaeton di KICK ii al minimalismo orchestrale di kiCK iiiii, nel quale Arca offre la versione più dimessa di sé. Dopo le incursioni di Björk e Rosalía nel primo capitolo, ­Kick, tra le nuove uscite c’è un’altra collaborazione importante: Ryuichi Sakamoto presta la sua voce al brano Sanctuary. Tutti lavorano insieme per supportare la visione di Arca, la cui voce si spezza, si guasta ed esplora il flusso dell’esistenza.

Joey Arnone,
Under the Radar

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1439 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati