Pierre Lemaitre ha ragione: bisogna diffidare delle vecchie signore ben vestite, che sembrano delle pensionate e che si accompagnano a un dalmata. Sotto la sua apparenza inappuntabile, Mathilde è un formidabile grilletto dai nervi d’acciaio. Una killer che sfugge al radar della polizia e frustra i migliori detective. Chi potrebbe sospettare di lei? Niente la collega alle sue vittime. Mathilde obbedisce a un misterioso committente. I loro contatti, tramite le cabine telefoniche, sono codificati, laconici, irrintracciabili. È il 1985, prima dei telefonini e della geolocalizzazione. Silenzio, discrezione e rimozione sono le parole d’ordine. Mathilde è una sicaria navigata, che esegue diligentemente i suoi contratti senza una preoccupazione, incassa la sua paga e aspetta di scoprire chi sarà la prossima vittima, che poi è immediatamente cancellata dalla sua memoria. Nel suo bungalow di periferia coltiva il giardino e subisce la curiosità insistente di un vicino sospettoso, che sogna di uccidere. Questa routine di morte su richiesta potrebbe andare avanti per molto tempo. Ma incomprensioni, esitazioni, errori, fallimenti di una macchina troppo ben oliata, cominciano a preoccupare i suoi superiori. Non dovrebbero liberarsi di lei prima che sia troppo tardi? Scritto nel 1985, questo romanzo inedito è implacabile e magistrale, divertente sotto la freddezza, sinuoso e incisivo. Una delizia dall’inizio alla fine.

Jean-Claude Raspiengeas, La Croix

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Questo articolo è uscito sul numero 1443 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati