Prima di fare una cinquantina di album per la Hyperion, Stephen Hough aveva già al suo attivo una discografia interessante, riproposta in questo cofanetto: anche una trentina d’anni fa il pianista britannico alternava con successo il grande repertorio e le rarità. Il disco dedicato a Schumann è splendido. Il primo concerto di Brahms, con la direzione di Andrew Davis, è particolarmente convincente. I due cd dedicati a Liszt riflettono gli aspetti più pirotecnici e luciferini del compositore. Ma la perla resta il primo dei due piano album: un insuperabile programma di bis in cui le acrobazie dei compositori-virtuosi d’inizio novecento (come Friedman, Paderewski, Rosenthal) ritrovano l’eleganza e il puro piacere dell’esecuzione tipici di quell’età dell’oro del piano.

Jérémie Bigoire,
Diapason

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Questo articolo è uscito sul numero 1446 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati