Annie Ernaux riesce a essere sempre accattivante. Stavolta la seguiamo in un supermercato gigante, mentre si aggira vivace e stanca tra mucchi di merce, ma anche sensibile agli esseri umani che soffrono le conseguenze di questo commercio sleale. Tutti abbiamo fatto le esperienze che la scrittrice registra nel suo diario. Eppure è come se inciampassimo per la prima volta in questi oggetti quotidiani dell’economia globalizzata che siamo costretti a consumare. Ernaux parla per tutti noi: “Ho sentito l’eccitazione segreta di trovarmi nel cuore dell’ipermodernità, di cui questo luogo mi sembrava un emblema affascinante”. Chiunque abbia vissuto negli anni settanta sa, come Ernaux, che questi grandi magazzini sono peggiorati. Tutto è cambiato. Guarda le luci, amore mio è più di una testimonianza sulla “comunità di desideri” che abita un supermercato; è anche una riflessione sulla folla, le classi sociali, i volti delle persone, i luoghi di controllo, la stanchezza dell’abbondanza e dell’eccesso del consumismo.
Guylaine Massoutre, Le Devoir

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Questo articolo è uscito sul numero 1452 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati