Nulla è come sembra, nel settimo romanzo di Jorge Franco. Le apparenze nascondono una trama segreta che emerge a poco a poco. Ci rendiamo conto di avere a che fare con un racconto a tre voci e in tre tempi. Sullo sfondo c’è Medellín, in Colombia, “metà grandezza, metà miseria”. La città, e il modo in cui influenza la vita delle persone, è uno dei grandi temi dell’opera di Franco. Come si possa stare nel luogo in cui si abita e smettere di essere ciò che si crede di essere per trasformarsi in qualcun altro è il motivo costante dei suoi romanzi. Franco disegna l’affresco di un luogo un tempo terra d’imprenditori e commercianti coraggiosi, trasformato in un inferno a causa della potenza distruttiva del traffico di droga. I suoi personaggi aspettano, cercano, fuggono. Non è possibile mettere giù il libro prima dell’ultima pagina perché “la morte di qualcuno unisce o separa coloro che sono ancora vivi. Il dolore unisce, il senso di colpa separa, la solitudine unisce e forse anche la paura, anche se credo che l’incertezza a volte separi”. E queste morti sono anche le nostre. Questo romanzo è un’ulteriore prova che siamo in presenza di uno scrittore di grande talento, che ci invita a entrare nel suo mondo senza farci accorgere che è il contrario: lui non ha mai smesso di essere in noi.
Álvaro Castillo Granada, El Tiempo

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Questo articolo è uscito sul numero 1461 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati