Raggiunta la mezza età, Irene, la protagonista di Cento notti, fa un bilancio della sua vita: “Le mie basi esistenziali non sono state Sigmund Freud o William Shakespeare, ma i capezzoli, la spirale delle orecchie, le caviglie, il clitoride, le gengive o la bocca dell’ano”. Luisgé Martín incarna questa visione nella robusta figura di una sessuologa madrilena che narra la sua storia, in gran parte in prima persona, dall’infanzia alla soglia dei sessant’anni. Irene cerca un rimedio alle sue incertezze giovanili andando a Chicago per studiare psicologia. Integra la sua formazione teorica con una ricerca empirica basata sull’analisi delle relazioni con gli uomini con cui va a letto. Prende nota nei suoi quaderni di questi rapporti, che includono anche la prostituzione, e attraverso le sue indagini cerca di avvalorare alcune ricerche sui mammiferi: la comparsa di nuovi partner sessuali aumenta l’eccitazione e quindi determina il desiderio erotico. È vero anche per la specie umana. La causa non è spirituale, ma ha a che fare con la secrezione di un neurotrasmettitore. La donna lo dice senza mezzi termini: “L’amore, in termini chimici, è un’overdose di dopamina”. In seguito Irene diventa un’investigatrice, lavora per l’Fbi e crea un’agenzia investigativa in Spagna. Le sue indagini e le sue attività di instancabile imprenditrice vanno di pari passo allo studio condotto a Harvard e finanziato da un multimilionario commerciante di rose – Adam Galliguer, il sofisticato e presuntuoso amante della protagonista – su vari aspetti della sessualità: castità, fedeltà e promiscuità. L’indagine antropologica conferma che la stragrande maggioranza delle persone è sessualmente infedele al proprio partner. Il romanzo combina la speculazione erotica con un complesso artificio narrativo in cui il sesso influenza una galleria di personaggi. La mescolanza di godimento e dolore, e il fondo nichilistico, in qualche modo incoerente con il vitalismo travolgente della donna, conferiscono al libro una dimensione tragica.
Santos Sanz Villanueva,
El Español

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1468 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati