Il romanzo d’esordio di Shelby Van Pelt parla di come ci si sente quando l’amore ti viene portato via, per poi ritrovarlo nei luoghi più inaspettati. La parte migliore è narrata da Marcellus McSquiddles, un polpo gigante del Pacifico che non solo pensa e sente come gli esseri umani, ma sa anche forzare le serrature, uscire dalla sua vasca all’acquario per andare a fare spuntini notturni e fare da sensale segreto della città. Il libro si divide in due storie che alla fine convergono. La prima è quella di Tova Sullivan, che ha settant’anni e da poco è vedova. Quando non pranza e non spettegola con tre amiche di lunga data, fa volontariato come custode notturna all’acquario e parla con Marcellus mentre fa le pulizie. La seconda storia riguarda Cameron, un trentenne musicista dilettante e lavoratore saltuario, la cui madre fannullona lo ha lasciato con la zia in un parcheggio per roulotte in California quando aveva nove anni e non è più tornata. Dopo troppe relazioni fallite e lavori persi, Cameron va a Sowell Bay alla ricerca del padre, che non vede da tempo, per fargli pagare gli alimenti arretrati. I lettori più attenti potrebbero intuire dove si andrà a parare. Ma questo non sminuisce l’effetto della storia. Il viaggio di Cameron non è la cosa che spicca di più: ciò che rende il libro così memorabile e tenero è la rappresentazione che Van Pelt fa di Tova e della sua insistenza nel voler invecchiare con grazia.
Alexis Burling,
The Washington Post

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Questo articolo è uscito sul numero 1468 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati