L’opera per violino e pianoforte di Felix Mendelssohn è stata registrata poco, anche se riserva belle sorprese. L’integrale di Alina Ibragimova e Cédric Tiberghien si caratterizza per l’omogeneità e per una scorrevolezza di tono dove l’eleganza va a braccetto con la purezza. I due musicisti manifestano una perfetta affinità sia nell’impostazione sia nell’esecuzione. Non c’è niente di forzato nel loro approccio a queste pagine, che cantano la gioia di vivere con allegria contagiosa: l’equilibratissima violinista si raggomitola volentieri nel piano vivace del suo compagno. L’universo mendelssohniano tra classicismo e romanticismo, fedele all’influenza di Bee­thoven, è reso con intensità e leggerezza, e ci fornisce uno strumento essenziale per la conoscenza di un compositore sempre originale e piacevole, ma più profondo di quello che sembra.
Michel Le Naour, Classica

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Questo articolo è uscito sul numero 1468 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati