Da tempo il Movimento 5 stelle si stava scontrando con il presidente del consiglio italiano Mario Draghi, prima a causa dell’invio di armi all’Ucraina e poi su alcuni punti del decreto “aiuti”. Motivazioni strumentali, visto che in realtà il movimento ha bisogno di ricostruire un profilo coerente dopo i contrasti e le scissioni e recuperare rilevanza sui mezzi d’informazione. Il capo dello stato ha cercato di guadagnare tempo per evitare elezioni anticipate che rischiano di danneggiare molto la fragile stabilità dell’Italia.

L’Italia è la principale destinataria dei fondi dell’Unione europea per la ripresa. I fondi sono vincolati a una serie di riforme e impegni non ancora portati a termine. Inoltre a ottobre bisognerà approvare una legge di bilancio che prepari l’Italia al delicato scenario d’inflazione e impennate dello spread. Ma soprattutto Draghi è una delle figure chiave nell’opposizione europea alla guerra scatenata da Vladimir Putin in Ucraina. Le direzioni che può prendere il conflitto e le decisioni che Mosca prenderà in autunno sui flussi di gas e petrolio verso l’Europa aprono un orizzonte d’incertezza davanti al quale una crisi politica e istituzionale è la peggiore delle notizie.

I partiti italiani già sentono avvicinarsi le elezioni. Ecco perché negli ultimi mesi i loro vertici hanno cercato di portare in primo piano tratti distintivi capaci di ridisegnare le singole identità politiche, ormai diluite nel governo di unità nazionale. Il mancato sostegno del Movimento 5 stelle a Draghi, che ha provocato le sue dimissioni, ha a che vedere con il bisogno di frenare l’emorragia interna di parlamentari (dopo la scissione decisa a giugno da Luigi Di Maio, al 19 luglio 2022 il movimento ne ha persi più di sessanta). A scatenare questo fuggi fuggi è stata la mossa irresponsabile di Giuseppe Conte, che oggi è un leader debole alla mercé dei cambiamenti d’umore di quel che resta del suo partito.◆ sc

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Questo articolo è uscito sul numero 1470 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati