Il nuovo album di Björk sembra un guanto di sfida lanciato ai critici della cantante islandese. Riprende lo spirito combattivo che aveva caratterizzato la sua splendida produzione della metà degli anni duemila, ma è anche uno dei suoi dischi più personali. Costruito sul tema della maternità e dell’eredità, ispirati sia dalla maggiore età della figlia di Björk, Ísadóra, sia dalla morte di sua madre, Hildur, Fossora è un’altra testimonianza dell’abilità di Björk nel costruire mondi e di portare idee d’avanguardia nel mainstream. È costruito attorno a ritmi techno ed è stato prodotto in parte dal duo sperimentale indonesiano Gabber Modus Operandi. Tra gli strumenti usati ci sono il clarinetto basso e il flauto, oltre a parti orchestrali lussureggianti, quasi fosse il cugino ribelle di Blackstar di David Bowie e Bish bosch di Scott Walker. Non è un disco solo triste, come Vulnicura, o solo gioioso, come Utopia, ma più che altro è malinconico. Nel brano finale, Her mother’s house, Björk canta insieme alla figlia e regala un’espressione di pura umanità, molto lontana dall’aliena che la accusano di essere.

Shaad D’Souza, The Saturday Paper

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Questo articolo è uscito sul numero 1480 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati