Alan Hovhaness (1911-2000), compositore statunitense di origine armena, resta ancora praticamente sconosciuto. Ringraziamo quindi François Mardirossian per il prezioso lavoro di diffusione che realizza con la registrazione di questi pezzi per piano. Scopriamo una ricca varietà di influenze extraoccidentali (indiana, armena, greca), unita a un’appassionante ricerca sulle sonorità dello strumento, con un piano che imita il flauto, l’oud, il gong o il sitar. Hovhaness è una specie di anello mancante tra la musica francese di fine ottocento (Debussy, Satie) e il minimalismo statunitense del dopoguerra (Glass, Moondog), e si distingue per un grande senso melodico e un attaccamento profondo alla tonalità. In questa raccolta spicca in particolare l’ampia sonata Cougar mountain, in quattro movimenti che evocano la maestà dei grandi spazi nord­americani. Mardirossian serve alla perfezione questa musica, tanto briosa quanto sognante e sempre luminosa e spontanea. Il suo tocco delicato fa meraviglie anche grazie all’eccezionale qualità dello strumento, un Opus 102 di Stephen Paulello, dotato di ben 102 tasti e d’innovazioni meccaniche che ne fanno una Rolls-Royce dei pianoforti.
Sarah Léon, Classica

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Questo articolo è uscito sul numero 1494 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati