Ritenendo questo “abbozzo” di vita troppo imperfetto, dio è pronto a ripetere la creazione una seconda volta. Perciò si scinde e si manifesta sotto forma di tre critici d’arte nel cielo: “Un grande uccello che critica dall’alto, un grande pesce che critica dal centro e un grande orso che critica mentre culla la creazione tra le sue braccia”. Anche le persone sono divise in queste tre categorie: gli uccelli “considerano il mondo come da lontano”, i pesci “si preoccupano dell’uguaglianza e della giustizia qui sulla terra”, mentre gli orsi “sono profondamente preoccupati da se stessi”. Si tratta di una sorta di gioco allegorico, naturalmente, ma con una grande coerenza interna e dei personaggi che rispecchiano la stessa tripartizione. La protagonista Mira è un uccello, il suo amore Annie un pesce e il padre di Mira un orso. Questi esseri diversi provano, falliscono e riprovano ad amarsi nel corso del romanzo. La storia si muove in modo relativamente fluido attraverso queste astrazioni e nella quotidianità della vita. Ma la trama non è il motivo per cui continuiamo a leggere i romanzi di Sheila Heti. Colore puro parla soprattutto dell’arte e della vita, e delle contraddizioni insite nel tentativo di fare entrambe le cose allo stesso tempo. “Forse dio non dovrebbe concepire la creazione come un’opera d’arte, la prossima volta; allora farebbe un lavoro migliore”.
Lynn Steger Strong, Los Angeles Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1497 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati