“I paramilitari del gruppo Wagner sono intervenuti in Ucraina, in Medio Oriente e in Africa come uno strumento non ufficiale della politica estera della Russia. In cambio il loro capo, Evgenij Prigožin, ha ottenuto una serie di concessioni per lo sfruttamento di risorse naturali che comprendono oro, diamanti, petrolio e legname”, scrive il Financial Times. Queste attività redditizie e le gravi violenze di cui sono accusati i mercenari russi hanno reso Prigožin una delle persone più bersagliate dalle sanzioni internazionali, tanto che negli ultimi cinque anni i governi occidentali si sono affannati a far chiudere tutte le società a lui legate. Da un’inchiesta del quotidiano londinese, emerge che Prigožin si è affidato ad avvocati in tutto il mondo per tenere a bada questi governi. Attraverso uno studio di Mosca, ha creato società di facciata per coprire le attività della Wagner in Africa e in Siria. Allo stesso tempo, con l’aiuto di intermediari, ha ingaggiato importanti avvocati a Londra e a Washington per fare causa ai giornalisti che indagavano sui suoi legami con la Wagner (a quei tempi l’imprenditore russo negava categoricamente di esserne il fondatore). In un caso, uno studio di avvocati di Londra ha ottenuto dal governo britannico un’autorizzazione speciale per rappresentare Prigožin e denunciare per diffamazione il ricercatore Eliot Higgins del collettivo Bellingcat, che aveva pubblicato vari articoli su di lui.

Con l’inizio della guerra in Ucraina, le cose sono cambiate. Molti avvocati occidentali hanno preso le distanze dal loro cliente. La causa contro Bellingcat è stata abbandonata (lasciando a Higgins un conto di 70mila sterline da pagare). Nel settembre scorso Prigožin ha ammesso di aver fondato la Wagner e a novembre ha aperto una nuova scintillante sede del gruppo a San Pietroburgo. Uno dei legali di Higgins ha commentato: “Prigožin, un uomo a capo di un gruppo che ha ucciso dei giornalisti, ha cercato di usare i tribunali britannici per mettere a tacere e intimidire la stampa libera. E degli avvocati l’hanno permesso. È un motivo di vergogna e preoccupazione”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1497 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati